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Annamaria Bonomo
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO JONICO IN "SISTEMI GIURIDICI ED ECONOMICI DEL MEDITERRANEO: societa', ambiente,culture
Area Scientifica
AREA 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/10 - Diritto Amministrativo
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Uno degli obiettivi principali di una buona amministrazione è, o dovrebbe essere, quello di garantire ai cittadini un rapido riscontro sulla propria istanza. È evidente che ogni qual volta l’amministrazione non fornisce una risposta ai cittadini, o la corrisponde in ritardo, determina nel cittadino uno stato di soggezione che si traduce sia in termini di incertezza sul possibile svolgimento dell’attività richiesta, che di rischio delle risorse economiche investite. Il legislatore ha dimostrato di essere consapevole della centralità della questione, come rivela il numero degli interventi normativi che da oltre venti anni, parallelamente ad un serrato confronto dottrinale e giurisprudenziale, sono intervenuti sul tema. La varietà di tecniche introdotte, se dimostra la definitiva presa di coscienza dell’inaccettabilità di un’amministrazione che non risponde, rappresenta, tuttavia, il segnale dell’inadeguatezza di tali misure a risolvere quel fenomeno definito dell’amministrazione «pigra». Lo scritto esamina i diversi rimedi predisposti dall’ordinamento di fronte al silenzio, da quelli di natura processuale a quelli più recenti di diritto sostanziale, al fine di verificare se tali strumenti siano idonei a garantire il diritto del cittadino ad avere una risposta dalla pubblica amministrazione.
Con il d.lgs. 14 marzo 2013, n. 33 è stata realizzata un’importante opera di sistematizzazione degli obblighi informativi imposti alle pubbliche amministrazioni che contiene molto più che un mero riordino degli obblighi di pubblicazione posti a carico delle pubbliche amministrazioni intervenendo a modificare in termini profondamente innovativi il regime di conoscibilità dei dati pubblici del nostro ordinamento. Si tratta del completamento di un lungo processo che ha determinato nel nostro sistema l’abbandono del regime dell’”accessibilità”, nel quale l’acquisizione delle informazioni è subordinata all’istanza motivata del privato legittimato (accesso a titolarità ristretta), a favore di un nuovo regime, quello della “disponibilità”, rappresentativo, invece, di un diverso e nuovo modo di intendere il trasferimento delle informazioni amministrative dove è il soggetto pubblico a rendersi parte attiva nella diffusione delle informazioni attraverso la messa a disposizione, oggi prevalentemente in modalità telematica, di tutti i dati e le informazioni oggetto di pubblicazione obbligatoria secondo la legislazione vigente. Il contributo analizza le novità introdotte dal decreto trasparenza con riferimento ai nuovi diritti evidenziandone i meriti in termini di superamento delle restrizioni legate alla legittimazione soggettiva per la conoscibilità dei dati pubblici, ma anche le criticità relative alla mancanza di un controllo super partes che possa garantire l’esattezza, la veridicità, l’attendibilità delle informazioni pubbliche.
Il lavoro monografico dal titolo “Informazione e pubbliche amministrazioni. Dall’accesso ai documenti alla disponibilità delle informazioni”, ha ad oggetto lo studio della nozione di «informazione amministrativa», intesa come sintesi delle diverse facoltà conoscitive riconosciute da un ordinamento ad un cittadino nei confronti della propria amministrazione. Si tratta di un tema che assume interesse nella misura in cui l’acquisizione delle informazioni in possesso dell’amministrazione da parte dei cittadini rappresenta un passaggio indispensabile per misurare lo stadio evolutivo della nostra amministrazione verso un’effettiva democratizzazione dei rapporti tra essa e i cittadini. L’informazione amministrativa può essere assicurata attraverso diverse modalità. Il lavoro alla luce dell’analisi comparata individua le modalità attraverso cui un sistema giuridico può scegliere di rendere conoscibili le informazioni pubbliche che possono essere fondamentalmente due: la previsione di un regime di pubblicità in base al quale tutti i dati in possesso dei pubblici poteri devono essere obbligatoriamente resi pubblici, ovvero messi a disposizione della generalità dei cittadini, salvo quelli espressamente esclusi dalla legge, oppure l’accoglimento di un regime di accessibilità nel quale i dati pubblici non sono pubblicati, ma sono accessibili, cioè acquisibili da parte di determinati soggetti, attraverso particolari procedure, fondate sulla richiesta di accesso e sull’accoglimento o diniego dell’istanza da parte dell’am¬ministrazione Il nostro sistema non ha optato per nessuno dei regimi individuati, ma in esso coesistono tutte e tre le tipologie (se consideriamo distintamente l’accesso a titolarità limitata e quello a titolarità generale), ognuno con un ambito di applicazione circoscritto dalla legge a settori o ipotesi predefinite. Il lavoro analizza dunque l’evoluzione delle modalità di trasferimento di conoscenze tra amministrazione e cittadini nel nostro sistema individuando due momenti fondamentali che sono quello più tradizionale dell’informazione accessibile dove la pretesa informativa viene assicurata attraverso la disciplina del diritto di accesso contenuta nella legge 241 del 1990 che riconosce solo ai soggetti legittimati la possibilità di conoscere i documenti in possesso dell’amministra¬zione, ovvero eccezionalmente a chiunque in particolari ipotesi individuate dalla legge, e quello dell’informazione disponibile rappresentativo, invece, di un diverso e nuovo modo di intendere il passaggio dell’informa¬zione amministrativa attraverso la messa a disposizione, oggi prevalentemente in modalità telematica, di una serie di dati e informazioni che le amministrazioni sono tenute per legge a rendere pubbliche.
L'articolo analizza i nuovi obblighi di trasparenza previsti dal decreto Brunetta (d.lgs. n. 150/2009) e gli organismi di misurazione e valutazione della performance. L'indagine si propone di indagare sulla effettività del nuovo sistema dei controlli nella prospettiva di una maggiore tutela dei diritti dei cittadini.
Il diritto ad una buona amministrazione rappresenta un principio di ampia portata che comprende al suo interno diverse garanzie riconosciute ai soggetti che si relazionano con la pubblica amministrazione. Nell’ambito dei diritti riconosciuti dall’articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, sicuramente non esaustivo nella sua elencazione, rientra il dovere di dare una risposta agli istanti entro un termine ragionevole. Com’è noto una ‘buona’ decisione è prima di tutto una decisione rapida e tempestiva ed una buona amministrazione è quella che risponde nei tempi stabiliti. Lo stato di incertezza sull’esito della propria istanza rappresenta infatti uno degli strumenti più efficaci per esercitare la propria autorità su un altro soggetto. In questa prospettiva lo scritto analizza l’attuazione del diritto ad una buona amministrazione nel sistema italiano con riferimento ad uno dei sui aspetti più significativi: il diritto ad avere una rapida risposta dalla pubblica amministrazione. Nonostante i diversi rimedi predisposti nel tempo dal legislatore italiano di fronte al silenzio dell’amministrazione, tra i quali domina il silenzio –assenso, tuttavia ogni qual volta è interessato l’esercizio di poteri discrezionali tali strumenti non garantiscono il rispetto del diritto ad una buona amministrazione che invece richiede che le persone coinvolte dall’azione amministrativa abbiano diritto ad un provvedimento espresso e in tempo certi. Un decisione esplicita resta in fondo il modo più efficace per neutralizzare i dubbi sull’esistenza di una decisione e le incertezze sulle motivazioni dell’amministrazione.
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