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Domenico Sacco
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-STO/04 - Storia Contemporanea
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_8 Modern and contemporary history
Il saggio ricostruisce gli anni dell'immediato secondo dopoguerra nel Mezzogiorno e in Basilicata, che costituiscono un periodo di transizione dal regime fascista alla costruzione di un regime democratico e pluripartitico. Questa prospettiva può, meglio di altre, illustrare aspetti e orientamenti di consistenti strati di ceto medio di fronte all'emergere dei partiti di massa.
Si analizza l'evoluzione dei partiti e dei movimenti politici del Mezzogiorno nel Novecento. Particolare attenzione è dedicata ai diversi "riformismi politici" del Mezzogiorno nel secolo scorso. Metodologicamente si tengono presenti i problemi che nel Sud legano la politica all'emigrazione, alla questione agraria e all'intervento straordinario.
Il saggio ricostruisce la collocazione delle forze politiche di fronte alla questione dell'emigrazione in età giolittiana. Il punto focale dello studio è l'analisi del ruolo del partito socialista, nella sua componente riformista, in merito alla questione della colonizzazione interna nel Mezzogiorno.
Il saggio ricostruisce le vicende del Risorgimento che portarono al processo fondativo di uno Stato nuovo. In questo quadro si delineano aspetti del Risorgimento in Basilicata, tornando indietro nel tempo, non solo fino ai moti del 1848, ma ancora più a ritroso e fino alla Rivoluzione del 1799 e all'età napoleonica.
Il volume ricostruisce organicamente il dibattito politico e sociale all'interno del Consiglio dell'Emigrazione in età giolittiana.. Esso evidenziava il clima di provvisorio consenso riformistico sviluppatosi in Italia all'inizio del Novecento anche sui temi emigratori.. E' emerso come il Consiglio passasse da una iniziale fase burocratica a una maggiormente "politica". Il Consiglio poté pertanto, all'inizio del secolo scorso, sviluppare un intenso programma relativo all'emigrazione, anche se poi esso raramente trovò uno sbocco definitivo. In ogni caso, avrebbe rappresentato una delle maggiori eredità trasmesse dal giolittismo ai due decenni successivi.
Il saggio si propone di tracciare le linee di una prima ricostruzione della classe politica liberale meridionale dal fascismo al secondo dopoguerra. Per i liberali, nel Mezzogiorno del secondo dopoguerra, vi è la salvaguardia del passato comune prefascista, con la proiezione in un rapporto con il partito cattolico che diviene fondamentale e in cui si dissolveranno.
Il saggio fornisce un quadro delle più recenti ricerche relative alla Prima guerra mondiale.
Si tratta di una introduzione ad alcune significative questioni politiche. Il tono distintivo del Novecento viene individuato nella lunga "guerra civile" che oppone il nuovo ordine nazi-fascista alle democrazie e al comunismo. Metodologicamente vi è un rinnovato interesse per la forma-partito, che diviene storia del modo di essere dei partiti e delle forme che essi hanno assunto.
Il saggio prende le mosse dalla critica alla cosiddetta "revisione storica" anti-risorgimentale, che chiama in causa la questione meridionale come frutto perverso dell'Unità. Nello studio, invece, il Risorgimento viene considerato alla base della formazione di nuove forme politiche che avrebbero poi determinato una più compiuta democratizzazione del Mezzogiorno con l'aprirsi del nuovo secolo.
Il saggio prende le mosse dall'analisi di un recente studio sul movimento per la terra nel Mezzogiorno nel secondo dopoguerra, per effettuare una rassegna critica della letteratura disponibile sulle lotte contadine e sulla Riforma agraria. In realtà, la riflessione critica e il lavoro storiografico sulle lotte contadine, le vicende dell'agricoltura e la questione meridionale nel secondo dopoguerra hanno assunto rilievo soprattutto a partire dalla metà degli anni Settanta, quando si è sviluppata una nuova riflessione sul movimento contadino. Successivamente, una certa infatuazione industrialista ha lasciato credere come i problemi dell'assetto delle campagne e della produzione agricola fossero marginali, tanto che si è giunti a chiedere se questo non fosse ormai un terreno sempre più povero di risultati conoscitivi. Resta aperto il problema se le cause del risveglio contadino di quegli anni fossero spontanee o da attribuirsi all'azione politica delle sinistre. Quello che è certo è che il movimento ebbe un esito moderato e si concluse con la Riforma agraria e l'egemonia del partito cattolico nelle campagne.
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