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Antonio Giannone
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-FIL-LET/11 - Letteratura Italiana Contemporanea
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, study of the arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_2 Theory and history of literature, comparative literature
Nel presente saggio si esamina l’attività svolta da Michele Saponaro, che ebbe grande notorietà in Italia come narratore nella prima metà del Novecento, in qualità di capo redattore di due riviste: “La Tavola rotonda” di Napoli (1907-08) e la “Rivista d’Italia” di Milano (1918-1920). Attraverso la corrispondenza presente nell’Archivio dello scrittore, emerge la fitta rete di rapporti che Saponaro seppe stabilire con i maggiori rappresentanti della cultura e della letteratura italiana di quel periodo: da F. T. Marinetti a B. Croce, da F. De Roberto a L. Pirandello, da E. Cecchi a G. Prezzolini. Con queste e altre prestigiose collaborazioni Saponaro riuscì a dare rinnovato vigore ai due periodici imponendoli all’attenzione nazionale.
Il presente contributo prende in esame la produzione poetica di Cesare Giulio Viola, noto soprattutto come autore di commedie di successo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento, nonché come narratore e critico teatrale. Essa comprende non soltanto un volume del 1909, L’altro volto che ride. Poemi (Ricciardi), ma vari componimenti dispersi, legati anch’essi in qualche modo alla temperie culturale di primo Novecento e nello specifico alla «scuola» crepuscolare della capitale. Il saggio è bipartito. La prima parte provvede a ricostruire attraverso lettere, rievocazioni memoriali, documenti e testimonianze, la presenza e la funzione del poeta all’interno del circolo romano, dove spiccavano le figure di Sergio Corazzini, Fausto Maria Martini e Tito Marrone, con i quali egli entrò in rapporti di amicizia e di collaborazione. La seconda parte consiste nell’analisi della scrittura lirica di Viola nell’orizzonte intertestuale della poesia italiana ed europea primo-novecentesca (tra revival classicistico e simbolismo minore, «liberty e crepuscolarismo»). Emergono così, tra i punti di riferimento del poeta, i nomi di Leopardi e Pascoli tra gli italiani e di Baudelaire, Rodenbach e Verhaeren tra gli stranieri. Il saggio è compreso nel volume Tra Sud ed Europa. Studi sul Novecento letterario italiano (Lecce, Milella, 2013), una coerente raccolta di studi dedicati a poeti e narratori italiani del Novecento (Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Michele Saponaro, Girolamo Comi, Vittorio Bodini) accomunati dall’origine meridionale ma anche dalla dimensione nazionale e, in alcuni casi, europea, in cui si colloca la loro attività letteraria. Su questo volume si segnalano le seguenti recensioni: - Anna Ferrari, in “Sinestesie”, a. XI, 2013, pp. 349-352 - Lucia Tantalo, in “Otto/Novecento”, a. XXXVIII, n. 3, settembre-dicembre 2014, pp. 219-221. - Simone Giorgino, in “Critica letteraria”, a.XLII, fasc. II, n. 163/2014, pp. 441-445. - Giuseppe Bonifacino, in “Esperienze letterarie”, n. 2. 2015, pp. 141-145. - Teresa Pano, in “OBLIO”, V, 18-19, autunno 2015, pp. 185-187. - Fabio D’Astore, in “Misure critiche”, n. s. a. XIII, n. 2 (2014) – a. XIV, n. 1 (2015), pp. 277-280. - Anna Maria Cantore, in “Annali di Italianistica”, vol. 33, 2015, pp. 499-501.
Nel presente articolo si prende in esame l’interpretazione di Vincenzo Monti da parte di Luigi Russo attraverso l’analisi di due saggi apparsi a distanza di ventitré anni l’uno dall’altro. Il primo saggio, pubblicato nel 1928, risente da vicino dell’influenza crociana sia nell’interpretazione che nel metodo critico. Qui Russo giunge infatti alla definizione di Monti “poeta della poesia” e individua il suo tono principale in quello marziale, epico-letterario. Più personale è il secondo saggio apparso sulla rivista “Belfagor” nel 1951, dove si procede a una storicizzazione della esperienza letteraria montiana, collegandola strettamente al contesto storico-sociale del suo tempo.
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