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Alessandra Fasano
Ruolo
Ricercatore a tempo determinato - tipo A
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 14 - Scienze politiche e sociali
Settore Scientifico Disciplinare
SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
In recent years, many European and international statistical organisations have initiated developments to restructure their statistical production process, with the aim of improving its efficiency and the ability to produce outputs that better satisfy user needs. In this framework, the main topic of this study is to describe the path towards the design of a Business Architecture (BA) suitable to meet the specific requisites of the Italian National Institute of Statistics (Istat). Like other National Statistical Institutes, for several years Istat has been engaged in a series of complex challenges, dictated on the one hand by the requirement to increase the production of statistical information and its quality, on the other hand by the need to reduce both the total cost for its production and the respondent burden, so as to work in a more efficient and optimised way. In order to find proper solutions and increase the overall efficiency, since 2010 Istat has launched a Programme called Stat2015, that is focused on the modernisation of the whole statistical production procedure.
Despite the unquestionable glamour of the topic, the measurement aspects of smartness are often mistreated in favour of the dissemination of best practices and projects at local level. Until now, nearly all the experiments to measure smartness at local level have produced rankings based on economic, social, environmental and technological infrastructures as outputs. As a matter of fact, outputs derived from city rankings are often highly heterogeneous regarding methodology and objectives. In order to compare the degree of smartness for different local contexts, it is necessary to find a convergence towards a shared measurement system that includes specific local aspects. This paper intends to carry out a theoretical and empirical experiment in order to verify whether some methodological innovations can produce improvements in the measurement of the Italian cities smartness compared to previous experiences.
The Italian National Institute of Statistics has recently adopted the common vision proposed for the European Statistic al System, envisaging a different production process of the statistical information, based on its standardisation and industrialisation, thus achieving higher efficiency and quality levels together with lower respondent burden. In order to ensure a proper governance of the transition process, a rigorous definition of the “to be” model is needed: for this purpose, Istat has defined a Business Architecture model, clearly stating the characteristics of the statistical value chain, the way the activities in the different domains interact, the general principles informing the whole process, and the infrastructures required so as to ensure its optimality.
Negli ultimi decenni le società sono state caratterizzate da forti mutamenti sul piano del lavoro, della famiglia, delle relazioni tra uomini e donne e tra generazioni. Questi cambiamenti hanno richiesto e richiedono un riequilibrio tra i ruoli all’interno della famiglia e politiche in grado di rispondere al bisogno di riallineare il lavoro di cura con quello per il mercato. Come dimostrato da diversi autori, infatti, un ruolo cruciale in queste strategie è giocato dal modello di welfare state (Orloff, 1993; Millar e Warman, 1996; Sainsbury 1999; O’Connor, Orloff e Shaver, 1999; Esping-Andersen, 1999; Crouch, 1999), cioè dal modo in cui esso promuove, o presume, sia un particolare modello di divisione del lavoro tra i generi e tra le generazioni entro la famiglia, sia particolari modalità di divisione delle responsabilità tra pubblico e privato, tra famiglia, Stato, collettività locali, mercato, terzo settore e volontariato (Saraceno e Naldini, 2001, 191). Partendo, dunque, dal presupposto che differenti realtà hanno attuato diversi modelli di intervento in risposta ai cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro e nella famiglia, nel primo capitolo abbiamo dato, anzitutto, uno sguardo agli studi sulle tipologie sociologiche dei sistemi di welfare, soffermandoci sulle politiche oggetto di analisi. Per precisione, la nostra analisi si è focalizzata su quattro paesi europei - ovvero Olanda, Svezia, Germania e Francia – che si distinguono per specifiche peculiarità in relazione ad alcune misure atte a favorire la conciliazione. Si tratta, oltretutto, di paesi che hanno raggiunto o superato la soglia del 60%, stabilita nel 2000 a Lisbona, per quanto concerne l’occupazione femminile di età compresa tra i 15-64 anni. Al fine di rendere più chiaro il focus dell’analisi, nel secondo capitolo abbiamo soffermato l’attenzione sulle diverse misure implementate, attraverso una ricostruzione della formulazione delle politiche di conciliazione, in principio nate come di pari opportunità unidirezionali rivolte alle donne che entravano nel mercato del lavoro (Tempia, 2005, 242). Un mutamento particolarmente importante, pertanto, è intervenuto negli ultimi anni, in quanto si sta cercando di allargare il coinvolgimento nella cura anche agli uomini (o attraverso campagne informative di promozione del part-time o tramite il congedo di paternità o un periodo del congedo parentale usufruibile solo dai padri). Dato che, all’interno del dibattito e della normativa su questa tematica, assume particolare rilevanza la promozione del part-time (tutelato, incentivato o scelto) e dei congedi dal lavoro, come misure di ridistribuzione del lavoro e conciliazione tra le attività familiare e quelle per il mercato (l’attenzione è stata rivolta, in particolare, alla cura dei figli), nel terzo e nel quarto capitolo ci siamo soffermati su questi due strumenti. In base a quanto risulta da alcune ricerche, abbiamo osservato che la ‘riconciliazione’ delle responsabilità genitoriali e familiari tra uomini e donne è maggiore in quei paesi in cui il contesto sociale, culturale e lavorativo offre maggiori opportunità di scelte ‘garantite’ anche da un punto di vista retributivo e previdenziale, nonché laddove vi sono situazioni concrete di vita che rendono necessaria la collaborazione tra partners (in quanto entrambi lavorano in maniera continuativa e full-time). Le misure del lavoro a tempo parziale e dei congedi dal lavoro, però, non sono sufficienti a garantire la conciliabilità tra impegni familiari e lavorativi se non sono accompagnati anche da una politica dei servizi per la prima infanzia (Zanatta, 2002, 318). Pertanto, nel quinto capitolo, ci siamo soffermati sull’offerta di questi servizi nei paesi europei analizzati. Nell’ultimo capitolo, infine, abbiamo cercato di delineare quali siano le strade intraprese da questi governi, al fine di raggiungere l’obiettivo della
Il lavoro nel settore della comunicazione presenta forti sfaccettature interne. Anzitutto, i cambiamenti e le innovazioni tecnologiche richiedono ai professionisti dell’informazione sempre più competenze necessarie per operare su una miriade di mezzi, dai più tradizionali − come la radio, la tv e la carta stampata − sino ai blog e alle emittenti online. D’altro canto, l’espansione del lavoro precario comporta una serie di difficoltà che rischiano di diventare situazioni patologiche. Basti ricordare, ad esempio, che a fronte di 12 mila occupati dipendenti, ve ne sono ben 30 mila precari, con un’età media che sfiora i 40 anni. Il mondo radiofonico, in particolare, si caratterizza per una forte articolazione in merito all’iter del percorso professionale dei lavoratori della comunicazione radiofonica, spesso precario, alle loro tutele e diritti, sia economici sia previdenziali, il che comporta problemi in relazione ai diritti e all’autonomia del lavoro. Il tutto, ovviamente, è in netto contrasto con la forte capacità attrattiva che caratterizza la realtà nella radio, mezzo di comunicazione ancora vitale, che attira a lavorare in modalità volontaria o semi gratuita, il più delle volte con contratti atipici, oltre che con lavoro sommerso, in una condizione di instabilità lavorativa, che può persistere anche per un decennio. Pur presente, il sindacato non sembra in grado di contrastare tali difficoltà, in quanto un suo intervento è piuttosto delicato visto che potrebbe portare al licenziamento, mentre un suo non intervento rischia di legittimare lo sfruttamento di chi lavora in determinate condizioni. L’attività lavorativa, pur risultando spesso soddisfacente, viene vissuta da molti/e priva di prospettive, nebulosa, incerta e mal retribuita, rendendo precarie anche le altre sfere della vita.
In Italia il mercato del lavoro è da tempo coinvolto in un processo di profonda trasformazione, che ha comportato una polarizzazione delle condizioni lavorative, una forza lavoro sempre più eterogenea e un aumento della presenza di lavoratori precari. Negli ultimi anni, diverse ricerche teoriche e analitiche hanno indagato l’associazione tra lavoro precario e disturbi di salute. A partire da una ricognizione della letteratura in materia, in questo articolo gli autori analizzano le diseguaglianze di salute e l’accesso ai servizi sanitari tra i lavoratori precari in Italia, attraverso elaborazioni ad hoc dei dati dell’indagine “IT-SILC” (Statistics on Income and Living Conditions) dal 2004 al 2015. In particolare, lo studio compara i lavoratori precari e i lavoratori stabili in merito a: lo stato di salute percepito, l’accesso a visite mediche o trattamenti terapeutici a pagamento. Lo studio evidenzia come la condizione lavorativa di precarietà si rivela un fattore che condiziona le scelte che riguardano la cura delle persone e lo stato di salute. La comparazione con gli studi precedenti ha permesso di definire un quadro aggiornato del fenomeno. Confrontando gli andamenti temporali e geografici si osserva un determinante impatto della crisi che ha acuito lo svantaggio dei lavoratori precari nei confronti di quelli stabili. A livello regionale la situazione più critica si manifesta nelle regioni del Sud, dove in assoluto si riscontrano indicatori più sfavorevoli, insieme ad un accentuato svantaggio nei confronti dei lavoratori precari.
L’articolo prende spunto dal dibattito pubblico e scientifico sul concetto di famiglia, spesso oggetto di ambiguità. L’equivoco, infatti, nasce dal fatto che, pur essendo in continua trasformazione, la famiglia in Italia continua ad assumere un ruolo prioritario a livello sociale, mentre le politiche sociali e i diritti normativi restano ancorati a precedenti equilibri, diversamente da quanto avviene in altri contesti europei.
In questo capitolo, dopo aver descritto i punti di forza della nuova tipologia multidimensionale individuata, è stato effettuato un approfondimento sui singoli gruppi che rappresentano i quattro modelli sanitari dell’Ue28, tenendo conto dei risultati dell’analisi qualitativa e di quella quantitativa. Nello specifico, l’attenzione è stata soffermata sul tipo di finanziamento della spesa sanitaria, sul livello di governance, sul livello di copertura e sulla tipologia prevalente di servizi erogati, in ottica comparativa. Viene presentata, inoltre, una breve descrizione del sistema sanitario di ogni Paese, in base al gruppo di appartenenza.
During the last fifty years, health protection has gradually acquired a central and strategic relevance at international level. This document describes a new multidimensional model for EU28 National Health Systems. The results come from an in-depth study on health protection in these countries from both a qualitative (related legislation/literature) and quantitative (Principal Component Analysis and Cluster Analysis) point of view.
During the last decades, cities have become increasingly central in the economic, environmental, social and development-related processes, representing a real focal point of the political and economic strategies conducted by different bodies and international legislators. The coexistence of a high number of heterogeneous problems makes the city an ideal platform for testing new digital technologies. Within this framework, the strong correspondence between urban environment and Information and Communication Technology (ICT) becomes evident and is a necessary condition, even if not sufficient, to address local challenges, also in terms of smart sustainable development. The concept of Smart City, therefore, is increasingly referred to as a strategic solution to the problems associated with the irreversible process of urban agglomeration. Within this context, this study aims at providing a framework for such a varied and multidimensional reality, in order to obtain an appropriate and homogeneous definition taking into account all these different aspects, also in the light of current legislation and of European and international perspectives. All this also bearing in mind the main purpose of trying to clarify the Italian position, which is characterised by a significant diversity. Since 1990 the term Smart City has been spreading in conjunction with the liberalisation of telecommunications and the development of services provided through the Internet. However, its definition is likely to remain generic and unshared. The term Smart City has recently become synonymous with cities characterised by an extensive and intelligent use of digital technologies that enable an efficient use of information, even if, actually, intelligent cities imply much more than this, as clearly illustrated in the relevant literature. In particular, since the “Lisbon Strategy” (2000) to “Europe 2020”, the European Union has been investing in the promotion of smart, sustainable and inclusive growth, both through specific directives/guidelines/recommendations (from an environmental and technological point of view, but also in a social context) and through European projects dedicated to Smart City development and renewable energy. Within “Europe 2020”, one of the most relevant topic is the realisation of the European Digital Agenda (EDA) attributing a central role to ICT and also establishing clear actions, targets and indicators to monitor the progress of countries towards the achievement of the information society. In accordance with EDA principles, since 1st March 2012 the Italian Digital Agenda has also been established. Therefore, disseminating and improving Smart City experiences implemented at national level, in terms of a more systematic and coordinated vision, becomes urgent in order to better understand and address Italian strong heterogeneity.
La radiofonia soffre di un’eccessiva frammentazione, per la presenza sia di micro-imprese, sia di tipologie di radio con ragioni sociali differenti: ciò ha comportato la proliferazione di associazioni imprenditoriali contrapposte. Sono nati perciò contratti diversificati, soprattutto relativamente al riconoscimento dei giornalisti come categoria in sé. Poiché i sindacati quasi non riescono a entrare nelle aziende, paradossalmente sperano in un cambiamento affidato all’avvento di nuove tecnologie o alla creazione di agenzie interinali ad hoc, soluzioni certo diverse, ma accomunate dall’essere al di fuori della contrattazione sindacale. Per chi lavora nelle radio, ancor prima del problema del precariato, c’è il problema del lavoro nero in molte radio commerciali, o non retribuito in quelle non commerciali. Per le radio comunitarie e politiche c’è carenza di finanziamenti, che tendono ad essere ulterior-mente tagliati, con il rischio della chiusura anche di radio locali che svolgono un servizio di informazione locale di buona qualità. C’è dunque un problema di insicurezza del lavoro, oltre che di basse retribuzioni, tranne che nelle strutture più grandi ed affermate: è il caso di un gruppo di radio locali romane che ha fatto una politica di stabilizzazione del personale (in cui abbiamo fatto diverse interviste). L’altro aspetto da considerare è l’organizzazione produttiva che può anche essere minimale: nelle radio piccole e medie si fa lavoro di squadra, spesso mescolando produzione e ricerca della pubblicità e/o facendo sì che chi conduce un programma curi anche la parte tecnica di messa in onda. Solo nelle radio più grandi, nazionali o che si ap-poggiano ad un network, c’è netta diversificazione delle figure produttive, con il vantaggio spesso, ma non sempre, di migliori retribuzioni.
Da oltre un ventennio, l’Europa fa molto affidamento sulla modernizzazione delle istituzioni del mercato del lavoro spingendo ad investire sulle politiche attive e sui servizi per l’impiego. Aumentare l’occupabilità delle persone è anche una risposta alla crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007, che rende sempre più difficile per gli Stati assicurare politiche di sostegno. In un contesto lavorativo sempre più frammentato e differenziato, quali sono le risposte intraprese dai servizi per l’impiego in Italia per rispondere alle nuove sfide emergenti? Quali sono le criticità e le opportunità dei Centri per l’impiego pubblici a cui si affiancano sempre più le Agenzie per il lavoro private e i servizi di Orientamento e Placement delle Università? Quanto pesa il contesto territoriale? La ricerca presentata ha cercato di monitorare e valutare i servizi offerti al fine di proporre soluzioni praticabili, intercettando best practices esportabili da un territorio all’altro e individuando i punti critici su cui è necessario intervenire.
In Italia, gli scenari economico-finanziario e socio-demografico si caratterizzano ormai da diversi decenni per crescenti difficoltà connesse sia alla sostenibilità economica del sistema di welfare, sia ai continui mutamenti nella struttura della popolazione, sia a una crescente differenziazione sociale. All’interno di questo quadro si riscontra un’elevata iniquità generazionale, con un grado di svantaggio giovanile in aumento. Il sistema sociale italiano, infatti, non risulta essere a misura dei giovani, dato che, oltre a essere fondato su un’attribuzione di responsabilità troppo onerosa alle famiglie, è poco orientato a investire sul loro processo di crescita. In questo contesto in continua evoluzione, caratterizzato da politiche pubbliche spesso squilibrate a sfavore dei giovani, risultano dunque particolarmente interessanti non solo le politiche giovanili, ovvero le misure specificatamente orientate ai giovani, ma anche quegli strumenti atti a contrastare l’iniquità tra le diverse generazioni. Tra i principali, una rilevanza peculiare è assunta dalla valutazione delle politiche. Nel capitolo, dopo una descrizione della crescita della sensibilità verso le giovani generazioni e del concetto di valutazione delle politiche pubbliche, l’attenzione è focalizzata sulle metodologie più diffuse per l’Analisi di impatto della regolazione in chiave intergenerazionale, nonché sui metodi e sulle tecniche che vengono utilizzati per effettuare i confronti e per decidere in tema di sostenibilità ed equità.
This research aims at illustrating the job matching in Apulia Region. The study has three main purposes: (i) examining the institutional frame and the regulations of labour market in Italy and particularly in Apulia; (ii) highlighting the regional organisational system and the socio-economic framework; (iii) proposing a field research, involving institutional stakeholders.
In questo lavoro sono presentati i risultati di un’indagine condotta nell’ambito del settore radiofonico. La ricerca nasce nel maggio del 2007 all’interno del progetto “Lavorare nei media a Roma: nuova imprenditoria, precariato e differenze di genere”, quale prosecuzione di due lavori precedentemente realizzati: 1) differenze di genere nel lavoro e nella carriera a Radio Rai; 2) coppie flessibili (coppie di lavoratori precari con figli) a Roma. Il primo studio pubblicato nel 2004 (Rella e Cavarra, 2004) si poneva come obiettivo quello di analizzare le differenze di genere nella carriera in una grande azienda (Radio Rai) ed ha fatto emergere diverse situazioni di precariato che molto caratterizzano la figura dei programmisti registi e dei giornalisti. In particolare è emerso il fenomeno che abbiamo definito “doppia presenza impossibile”, che riguarda le donne precarie (soprattutto più giovani) che rinunciano alla creazione di una famiglia perché impegnate in un lavoro appassionante, ma decisamente non garantito. La seconda ricerca si è invece concentrata sull’intreccio tra famiglia e lavoro con lo scopo di studiare se a una precarietà familiare diffusa (cioè riguardante entrambi i genitori) corrispondesse una maggiore divisione del lavoro di cura.
Negli ultimi anni sono stati fatti ulteriori passi avanti nella direzione di una ristrutturazione digitale degli SPI; tuttavia, l’ammodernamento dei CPI risulta ancora in modalità patchwork, con un Centro-nord più all’avanguardia rispetto al resto dell’Italia.
All’interno del frame delineabile come “welfare del lavoro” risulta interessante analizzare come si esplicita in un dato territorio. Pertanto, l’attenzione è rivolta al modello implementato dalla Regione Puglia, che ha attivato negli ultimi anni un programma regionale in linea con la strategia “Europa 2020”, orientata a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Nello specifico, lo studio si è concentrato sulla strategia europea implementata per promuovere crescita e sviluppo anche tramite la promozione dell’occupazione, sulla “Strategia regionale per la specializzazione intelligente”, sino ad approdare alla “Strategia regionale per l’inclusione attiva”, per poi inquadrare a livello regionale la regolazione pubblica sul lavoro, nonché gli interventi per l’occupazione e gli strumenti operativi per l’analisi e la diffusione delle informazioni sul mercato del lavoro del territorio, evidenziando, infine, il ruolo dei Centri per l’impiego (CPI) in relazione al job matching.
It’s been almost fifteen years than the importance of the local dimension arose, due to both the political and the socio-economical contest. In such a framework, the paper analyzes the regionalisation processes of the work-life balance opportunities. For this purpose, it’s been explored both the normative and the socio-economic framework, using the Esping Andersen theoretical framework of familialization and defamilialization.
In questo capitolo ci proponiamo di esaminare alcune misure e servizi volti a favorire un riallineamento tra attività familiare e lavoro per il mercato. In questo quadro, alcuni paesi sono degni di maggiore attenzione, in quanto, con l’attuazione di servizi e misure integrate, hanno raggiunto equilibri più favorevoli per coniugare esigenze di vita diverse. La nostra analisi si soffermerà in particolare su quattro paesi europei (Olanda, Svezia, Germania e Francia), ponendo attenzione sia alla promozione del part-time e dei congedi dal lavoro, sia alla presenza di servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti.
La crescita della flessibilità ha richiesto e continua a richiedere modifiche nell’implementazione delle politiche del lavoro, in un contesto di trasformazioni demografiche, sociali, economiche e politiche radicali, che ha determinato anche mutamenti nelle caratteristiche del disoccupato. La disoccupazione, dal canto suo, non è più riferita a un gruppo omogeneo di soggetti, ma a un insieme composito di storie di vita lavorative differenti tra loro, che si collocano in una precarietà dei mercati e in un mercato troppo rigido che ha per lo più tutelato chi aveva già un lavoro e non coloro che ne cercavano uno. A tal proposito, è lecito chiedersi come siano state concepite le politiche orientate all’occupazione e che tipo di sviluppo hanno avuto in Italia. In questo capitolo, pertanto, dopo una prima disamina delle articolazioni delle politiche, l’attenzione è rivolta all’incontro tra domanda e offerta di lavoro, descrivendone le frizioni e la complessità, per poi analizzare i soggetti del job matching: le imprese/aziende che domandano lavoro; i lavoratori che offrono lavoro; gli intermediari.
Negli ultimi decenni, i Paesi dell’Ue sono stati caratterizzati da forti mutamenti sul piano economico-finanziario e su quello demografico, legati soprattutto all’invecchiamento della popolazione, cambiamenti che hanno richiesto e richiedono un riequilibrio dell’offerta sanitaria nei diversi contesti nazionali, stimolando un interesse critico e scientifico nei confronti della tematica della tutela della salute nei diversi sistemi sanitari europei. La salute, infatti, costituisce un elemento basilare per l’uguaglianza nei diritti fondamentali degli individui, a prescindere dall’appartenenza sociale, culturale e di cittadinanza. Appartenere a uno Stato rispetto a un altro, tuttavia, riflette alcune diversità nella tutela delle priorità sociali, pur fondandosi su valori comuni quali l’universalità, la cooperazione, l’accesso a cure di buona qualità, l’equità e la solidarietà. In questo frame si inserisce questo lavoro, frutto di un’analisi congiunta tra approccio qualitativo e approccio quantitativo. Se da un lato, la ricostruzione del quadro normativo e teorico ha permesso di orientarsi dal punto di vista delle strategie e delle politiche comunitarie e nazionali, dall’altro l’utilizzo dell’ACP e della Cluster analysis ha permesso di conoscere in maniera più approfondita le somiglianze e le diffe-renze tra i Paesi. Tale modellizzazione è a carattere multidimensionale ed è relativa all’intera Ue28.
Il concetto di Smart City è sempre con maggiore enfasi indicato come una soluzione strategica alle problematiche associate al processo di agglomerazione urbana. L’espressione, nata a partire dal 1990 in concomitanza con la liberalizzazione delle telecomunicazioni e lo sviluppo di servizi erogati attraverso Internet, rischia, tuttavia, di restare generica e priva di una definizione condivisa. Questo lavoro contribuisce alla letteratura esistente in due modi: i) fornendo una trattazione sistematica dei problemi di definizione e misurazione relativi alle Smart City e ii) sottolineando le principali problematiche metodologiche.
The present study maps EU countries on the basis of their different levels in the right to health, highlighting the relation between health-care and political climate. The right to a nationality, the right to vote and the right to access timely, acceptable, and affordable health-care of appropriate quality are all strictly linked. The growing presence of xenophobic political trends within National Parliaments increasingly affects the case-law on highly-debated social issues, among which are also laws regulating the right to access and use health services by irregular non-nationals/migrants.
The authors consider a case where the hierarchical and market-based modes run parallel and analyse the dysfunctionality of their coexistence. Along the example of job centres of the public labour administration and private labour agencies the complementary ad-vantages are revealed. They plead for connecting both organisation structures, in order to meet the real needs of the clients who are to be consulted and placed. In particular, this article reports the first results of a survey conducted regarding Public and Private Employment Offices, and the University Orientation and Placement Services within the region of Lazio. The objective is to understand the functioning of the orientation and placement and to identify the best practices exportable from one territory to another. On a methodological level, a quality analysis was carried out through in depth interviews aimed at operators and managers of public and private employment offices. The functioning of the services in terms of: tasks performed by operators and managers, liaison with business matching between labour supply and demand, and type of contracts offered, were all analysed. To identify the best practices, the authors have monitored the services offered by the various employment centres, including universities, by comparing them with the quality standards set by “Italia Lavoro” (Italia Lavoro e Ministero del lavoro 2014). In addition, a map of exportable services from one territory to another was constructed.
Nell’ambito di studio delle misure di conciliazione e dei processi di governance verticale, l’autrice descrive una panoramica della legislazione italiana dalle pari opportunità alle politiche temporali. In particolare, focalizza l’attenzione sul ruolo delle Amministrazioni Pubbliche regionali nella gestione delle politiche degli orari della città, ai sensi della L. 142/90 e/o della L. 53/2000. Attraverso un’analisi congiunta del grado di formulazione delle policies e del grado di previsione dell’implementazione della normativa regionale, presenta una tipologia del rendimento istituzionale delle Regioni italiane in materia di coordinamento dei tempi cittadini.
Il capitolo presenta una disamina dei sistemi di Welfare State nazionali, attraverso gli autori principali che li hanno identificati, mettendo a confronto le diverse tipologie riscontrabili in letteratura, a partire dal carattere dicotomico Stato-mercato e includendo, in seguito, l’importanza della dimensione di genere e il ruolo svolto dalla famiglia. Il tutto ha rappresentato il quadro di riferimento all’interno del quale approfondire le differenze nazionali in tema di tutela della salute e di politiche sanitarie, per poi soffermare l’attenzione sulle classificazioni dei sistemi sanitari e che si basano: sui rapporti contrattuali prevalenti tra i fornitori di servizi sanitari; sugli aspetti istituzionali e organizzativi; sui livelli di governance ospedaliera; sul ruolo degli Enti locali e regionali nella gestione dei sistemi sanitari. Sulla base di questi indicatori sono state integrate le informazioni in modo da costruire un quadro comparativo di tutti i Paesi dell’Ue.
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