Effettua una ricerca
Alberto Ferruccio Piccinni
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/02 - Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia
Settore ERC 1° livello
PE - Physical sciences and engineering
Settore ERC 2° livello
PE8 Products and Processes Engineering: Product design, process design and control, construction methods, civil engineering, energy processes, material engineering
Settore ERC 3° livello
PE8_3 Civil engineering, architecture, maritime/hydraulic engineering, geotechnics, waste treatment
sistemi idrici complessi, per loro natura, grazie alle numerose interconnessioni, rappresentano dei sistemi di difficile analisi, in quanto uno solo degli elementi costituenti il sistema può esercitare una forte influenza o meno su buona parte del resto del sistema stesso. Il sistema idrico pugliese è un sistema alquanto complesso, ricco di numerosissime connessioni, alimentazioni ed opere idrauliche. Lo studio in oggetto sintetizza i risultati ottenuti in un’attività di convenzione con la Provincia di Taranto nell'ambito del progetto denominato “Sustainable Management of Water Resources to Safe Guarding Drinking Water”. La fase preliminare per l'espletamento delle attività di progetto è stata una fedele ricostruzione dello schema idrico della Provincia di Taranto; parallelamente al quale è stato necessario stimare i fabbisogni idrici di detto schema. Partendo dalla descrizione della rete oggetto di studio, si è proceduto con la costruzione del modello idraulico e con la valutazione di vulnerabilità del sistema. Successivamente si è sviluppata un’analisi del rischio di contaminazione della rete idrica, connesso all’ipotesi del verificarsi di diversi scenari. Definito l'ambiente di lavoro, si è proceduto ad una analisi degli schemi idrici distributivi a servizio della provincia di Taranto e la conseguente individuazione e successiva creazione degli schemi in ambiente gis relativi ai due vettori principali costituiti dal "Ramo Salentino" dello schema Sinni ‐ Pertusillo e dal "Sifone Leccese" dello schema Sele ‐ Calore nelle sue componenti "Ramo Unico" e "Ramo Ionico".
Il borgo di Casalabate, frazione marina di Lecce sita sulle sponde del Mar Adriatico, è stato interessato da notevoli fenomeni di dissesto con crollo di alcune abitazioni ed inagibilità di varie altre. Per indagarne le cause è stato condotto un dettagliato piano di indagini multidisciplinari,costituito da un rilievo geologico integrato dalla trivellazione di 23 sondaggi e da una indagine georadar nonché da analisi chimico-fisiche, carotaggi termosalinometrici e misure di velocità di filtrazione sulle acque di falda. Si è così potuto definire che i litotipi presenti nella maggior parte del territorio sono ascrivibili a depositi di Duna fossile, rappresentati da calcareniti irregolarmente cementate rinvenibili fino a 4-9 m sotto il livello mare, ma di qualità fisico-meccanica prevalentemente scadente e variabile dal luogo a luogo; al di sotto dei depositi dunari fossili seguono depositi francamente marini rappresentati da biocalcareniti e biocalciruditi di colore biancastro, riccamente fossilifere e irregolarmente cementate. Non sono state rilevate cavità e/o condotti riconducibili a fenomenologie di dissoluzione paracarsica, mentre sussiste un’elevata variabilità litologica, sia in senso verticale che orizzontale, dei terreni su cui poggiano le fondazioni degli edifici. Le acque sotterranee, con carichi idraulici oscillanti fra i 30 cm e gli 80 cm s.l.m., defluiscono liberamente a mare e presentano la tipica stratificazione salina degli acquiferi costieri con valori di salinità crescenti, nel giro di 5-6 m, da pochi mg a 3-4 g/l; il deflusso a mare, inoltre, esclusivamente orizzontale interessa principalmente solo alcuni livelli dunari con velocità di filtrazione,Vf , di circa 250 cm/g. Nel complesso, le indagine hanno evidenziato che, contrariamente a quanto era stato ipotizzato, i fenomeni di dissesto statico non sono imputabili al cedimento della volta di cavità ipogee, ma all’incidenza e al concorso dei seguenti fattori: le cattive e, in alcuni casi, pessime caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione degli edifici; la mancata preventiva caratterizzazione geotecnica degli stessi e la conseguente inadeguatezza strutturale delle tipologie di fondazione adottate; l’immissione nel sottosuolo di acque pluviali che hanno determinato il dilavamento e l’asportazione della frazione fine dei terreni di fondazione. articolo dell'autore Giuseppe Cesareo Calò - Politecnico di Bari - Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica Fabio Macrì - Studio Geologico Macrì Ferruccio Piccinni - Politecnico di Bari - Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica Roccaldo Tinelli - Politecnico di Bari - Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica descrittori dell'articolo idrogeologia, rischio idrogeologico, acquiferi costieri
Polymer supported palladium nanoparticles, generated in situ by Pd(II) reduction under reaction conditions, catalyzed the hydrogenation of nitroarenes to anilines with high efficiency in water at room temperature in the presence of NaBH4. The protocol proved to be highly selective and generally favored the formation of the desired aniline as single product in high yields with short reaction times. TEM analyses revealed that the size distribution of the formed Pd nanocrystals was regulated by the reductant agent. In details, when 1 atm H2 was used as the nitroarene reductant, the in situ generated polymer supported palladium nanoparticles were crystallites with diameters ranging from 6 to 10 nm. On the contrary, when the reaction was carried out in the presence of NaBH4 in water under N2 or air, the formation of Pd nanocrystallites was observed as well, but this time they were smaller (mean size diameter ca. 3 nm) and catalytically more active compared to the palladium nanoparticles formed under 1 atm H2 in the absence of NaBH4. The catalyst displayed excellent recyclability over twelve cycles and no leaching of metal into solution occurred, which made the overall system eco-friendly and economic.
Water resources management is often characterized by conflicts in many arid and semi-arid regions, where agriculture is the main user of groundwater (GW). Conflicts could arise among different decision-makers and stakeholders. Moreover, different policies can interact each other hampering or facilitating their implementation and effectiveness. This contribution describes a new implementation of GeSAP, an integrated modelling tool for enabling local GW management by combining the need for GW protection with socio-economic and behavioural determinants of GW use. GeSAP is based on the involvement of multiple stakeholders and the use of Bayesian Belief Networks (BBN) to simulate and explore their attitude relative to GW exploitation and their responses to the introduction of new protection and agricultural policies. In this work, GeSAP was implemented in the area of the Capitanata Irrigation Users Organization, located in the Apulia region (southern Italy). It was used to simulate the reactions of the main stakeholders involved in GW protection policy implementation and to assess the policy's effectiveness in terms of actual reduction of GW exploitation. Furthermore, the interactions between the GW protection policy and the coming reform of the Common Agricultural Policy (CAP) was investigated. The results of the application proved the capability of the GeSAP tool to assess the actual effectiveness of GW protection policy by investigating how far this policy could be considered acceptable by farmers. In addition, this study demonstrates how the effectiveness of the GW protection policy could be affected by the interaction with the CAP reform. The latter could strongly impact the balance between water demand and availability with the effect of nullifying the positive synergy between CAP and GW protection policy. Although water management issues are not explicitly mentioned among the main scopes of the CAP, this work clearly demonstrates the impact that such policy could have on farmers' decisions on water use.
Condividi questo sito sui social