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Giorgio Rocco
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/18 - Storia dell'Architettura
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_2 - Archaeology, archaeometry, landscape archaeology
Il gruppo di ricerca del DICAR sullo studio e valorizzazione dell'antico si articola in due sezioni tra lorocoordinate: A) Apergon: spazi e funzioni della città antica: il gruppo di ricerca, fortemente interdisciplinare, affronta lo studio delle emergenze architettoniche del mondo greco-romano, indagate secondo i principi di ricerca della Bauforschung. Lo studio delle strutture si inserisce in una complessa analisi storica, topografica, archeologica. B) Anastylosis: tutela e valorizzazione dell'antico: il gruppo di ricerca, fortemente interdisciplinare, anche sulla base dei risultati del gruppo A affronta il tema del progetto di restauro in ambito archeologico e del dialogo tra monumento antico e città moderna; la ricerca prende in esame anche il tema della corretta divulgazione scientifica attraverso la progettazione di spazi museali adeguati.
Si tratta di un necrologio dedicato alla figura di Antonino Di Vita,archeologo, consigliere culturale del Governo libico negli anni '60, Rettore dell'Università di Macerata e poi direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene dal 1978 al 2000, scritto da due suoi allievi e poi collaboratori nelle missioni di Grecia e Libia.
A preliminar version of this contribution was published in Greek at the International Congress Νεές πόλεις πάνο σε παλιές, organized in Rhodes in 1993 by ICOMOS and the Dodecanese Ephorates. A syntesis was then published also by M. Livadiotti in Livadiotti, Rocco 1996, pp. 86-91. In the 1934 town plan for Kos, the considerable amount of free area corresponding to the archaeological zones excavated by Italian archaeologists is striking. Archival documents show that this peculiarity is the result of a deliberate project and that it is connected with Mario Lago, the Governor of Dodecanese since 1923, who was so deeply interested in classical culture to collaborate with Alessandro Della Seta, Federico Halbherr, Enrico Paribeni, Amedeo Maiuri, Giulio Iacopi and Luciano Laurenzi, to promoting with them in 1928 the foundation of the “Archaeological-Historical Institute FERT” at Rhodes. In 1933 Kos was almost totally devastated by a disastrous earthquake and the Italian government charged the architect R. Petracco with elaborating a new town plan; before the plan was drawn up, Lago agreed with Della Seta in charging Laurenzi with carrying out an archaeological survey and sondages throughout the city in order to identify the most promising areas for future investigations. So, eight large zones were set aside for the creation of as many archaeological parks. Oddly enough, therefore, an Archaeological Service was given a decision preceding a town plan and the new Kos was planned along unusual lines that can be identified in the idea of the “archaeological city”. The plan turned out to be an avant-garde model from the point of view of conservation, even compared with what was taking place at the same time in Italy, where there was an active debate on the problem and the relative legislation was very progressive for the period. The case of Kos has a significant precedent at Rhodes in the Twenties in the episode of the protection of the Moslem and Jewish cemeteries and a creation of a protective band around the walled city. In that story, as documents can demonstrate, Maiuri’s role is not to be underestimated: in fact the archaeologist was really sensitive to the new concerns of restoration and in 1931 participated in Athens, with Della Seta, Pernier, Pace, Iacopi, to the International Conference on Restoration, giving an active contribution to the discussion.
Si tratta della prima Guida Archeologica del Santuario di Asklepios a Kos, in cui la sezione relativa alla descrizione dei monumenti architettonici è stata redatta da M. Livadiotti e G. Rocco.
Il contributo deriva da una recente ripresa degli studi sull’architettura della Curia del Foro Vecchio di Leptis Magna, edificio che si inserisce nella tipologia dei templi all’interno di portici, con propileo monumentale di accesso. I caratteri morfologici, i materiali e considerazioni di carattere strutturale rimandano al I sec. d.C., non oltre il periodo flavio. Questa cronologia, ben più alta di quella ipotizzata dal Bartoccini – il IV secolo - permette di restituire al monumento una particolare rilevanza in relazione alla Curia Julia di Roma, della quale l’esempio leptitano diffonde in Africa il modello oltre a tramandarne forse il ricordo più vicino.
Lo studio della Stoà Meridionale dell’agorà si inserisce nell’ambito di una più generale analisi della topografia della città antica di Kos che l’équipe del Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico di Bari, diretta da Giorgio Rocco, sta portando avanti ormai da molti anni in collaborazione con i colleghi delle Eforie del Dodecaneso e con l’Istituto Archeologico di Studi Egei di Rodi. Frutto di una ricerca sul campo sempre attenta al dato proveniente dal rilievo delle strutture e dei frammenti architettonici, l’ipotesi di ricostruzione della Stoà fornisce un importante tassello per la conoscenza complessiva dell’agorà di Kos e dei suoi monumenti, argomento a cui l’Autore ha dedicato negli ultimi anni diversi contributi. L’esistenza stessa di questo lungo edificio porticato posto a delimitare il lato sud della piazza agorale ha risolto inoltre alcuni quesiti riguardo alla configurazione topografica dell’area centrale della città, rimasti insoluti dopo gli scavi di Luigi Morricone del tratto più occidentale della plateia ellenistica e di Charis Kanzia lungo la sua prosecuzione più ad Est. Inoltre, la descrizione della consistenza del monumento e della sua ricostruzione sono integrate da un serrato sistema di confronti con l’architettura del periodo di area microasiatica, arrivando ad inquadrare in modo più preciso la produzione architettonica dell’isola in età ellenistica e conferendole un rilievo maggiore di quanto finora sia stato supposto.
The city of Kos, founded in 366 B.C., was based on a urban plan organized on a grid of blocks oriented north-south. The new settlement was protected from the beginning by a fortification wall and also the harbour was defended by an independent wall circuit. After the building of the walls, on the north part of the town it was realized one of the largest agora of the Greek world, extended since the central plateia. It was a rectangular space surrounded by Doric porticoes and elevated on an artificial terrace, it was realized in different phases and substantially renewed in the II cent. B.C. The north part, being nearer to the harbour, had a commercial purpose, while the southern part was destined to the civic life. Recently a new sondage, finalized to understand the relationship between the agora and the harbour quarters, showed the existence of a paved ramp which introduced to the east portico of the IV century and Hellenistic agora, assuring, from the very beginning, the connection with the port. Outside the agora, another secondary market place could be organized for commercial purposes, being directly connected with the harbour. Like other contemporary towns, Kos could use more than one square for its complex functions, and maybe the maritime commercial ones were displayed in the harbour market more conveniently than in the civic agora itself.
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