Effettua una ricerca
Carlo Moccia
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/14 - Composizione Architettonica e Urbana
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH3 Environment, Space and Population: Sustainability science, demography, geography, regional studies and planning, science and technology studies
Settore ERC 3° livello
SH3_8 - Urban, regional and rural studies
La ricerca del Gruppo Urbanformgrammars si focalizza sul rapporto tra architettura e città. Assumendo questo orizzonte problematico si è sviluppato nel Novecento il contributo più rilevante del pensiero architettonico italiano. Ad esso vogliamo riallacciarci guardando al fenomeno della città contemporanea per riconoscere, insieme alla crisi della sua forma, le potenzialità che da essa derivano. La “città-natura”, interpretata attraverso una teoria che permetta di considerare unitariamente i valori morfologici del paesaggio e quelli degli insediamenti urbani, l’“edificio-città”, inteso come “grande” forma architettonica capace di evocare la complessità spaziale della città e come elemento catalizzatore e misuratore dei vuoti urbani, i “tessuti densi” capaci di riproporre, nella “città in estensione” contemporanea, la condizione compatta e gerarchicamente articolata della città storica, costituiscono i campi privilegiati della nostra ricerca.
Questo libro riflette sul valore della costruzione per il progetto di architettura, adottando un punto di vista che riconosce alla costruzione un valore espressivo. Pensare alla costruzione come forma di “espressione” permette di trattare due questioni: quella del rapporto tra forme tecniche e forme architettoniche e quella del rapporto tra caratteri della costruzione e caratteri dell’edificio. La prima si riferisce agli aspetti linguistici dell’architettura e al valore del “decoro”. Attraverso il “decoro” gli elementi della costruzione acquistano identità formale e diventano elementi del linguaggio architettonico. Identificando gli elementi e stabilendo le relazioni sintattiche appropriate, il “decoro” mette in rappresentazione la natura e il carattere di un sistema costruttivo. L’obiettivo del “decoro” non è la manifestazione della “oggettività” di un sistema costruttivo ma la rappresentazione, attraverso le forme “esatte” del linguaggio architettonico, della “verità” di un principio di costruzione. L’altra questione è quella del rapporto tra caratteri della costruzione e caratteri dello spazio costruito: attraverso i caratteri della costruzione noi possiamo connotare i caratteri delle architetture. Esiste, nella contemporaneità, una straordinaria condizione permessa dalla tecnica: la disponibilità di molteplici sistemi costruttivi. Questa condizione può condurre al feticismo dell’high-tech e alla babele linguistica, ma può anche aiutarci a conseguire maggiore appropriatezza nell’espressione attraverso le forme della costruzione, dei caratteri degli edifici.
Il libro è pubblicato dall’editore Aion nella collana “Materiali del progetto”. Il libro si avvale di una presentazione critica di Claudio D’Amato. Nel libro sono raccolti i progetti redatti dall’autore nella prima decade degli anni duemila. I progetti sono ordinati per tema: dai piccoli organismi architettonici (prevalentemente residenze) agli edifici ad aula, dai progetti per piccole città ai progetti per “parti” urbane complesse. Un saggio dell’autore inquadra il punto di vista che sostiene i progetti all’interno dell’esperienza dell’architettura razionale italiana.
In questo libro sono raccolti i progetti che ho fatto affrontando il tema della casa. Questi progetti sono stati per me l’occasione per riflettere su due questioni importanti del progetto di architettura: il rapporto tra l’idea e il tipo, e il rapporto tra il carattere e le forme della costruzione. Quanto più profonda la relazione tra l’idea dell’edificio e il rapporto tra le parti stabilito attraverso il tipo, tanto più felice è, secondo me, il progetto. Il tipo, in questo procedimento, non si pone però come “a priori” da assumere all’inizio del progetto, deducendolo dall'esperienza della storia; piuttosto il tipo è un’aspirazione della forma, l’obiettivo che guida la ricerca sulla forma. In questi progetti ho provato a confrontarmi con il senso dello spazio domestico contemporaneo ricercandone le forme rappresentative con una tensione alla generalità. Dopo aver definito la struttura tipologica della casa, in questi progetti ho cercato di rappresentare i caratteri delle parti attraverso l’espressività delle forme costruttive. La costruzione è, secondo me, il modo attraverso cui rendere manifesti i caratteri delle parti. Bisogna stabilire una corrispondenza tra i caratteri delle forme costruttive e i caratteri delle parti di cui le case si compongono. Per me non esiste gerarchia di valore tra “costruzione massiva” e “costruzione leggera”. Tra l’esternità dello spazio scandito dalle colonne e l’internità dello spazio delimitato dal muro esistono soltanto differenze. Perciò in questi progetti, secondo l’idea di casa e riferendomi al carattere delle sue parti, ho adottato forme costruttive stereotomiche o tettoniche, ho usato il “muro” e la “colonna”, ho costruito muri di pietra e travi “vierendeel” in calcestruzzo armato.
Oggetto di questa ricerca sono le città di terra che si succedono lungo le oasi delle valli del Draa, dello Ziz e del Dades nel Marocco presahariano. Studiandone le forme urbane abbiamo cercato di riconoscere i rapporti strutturali tra gli elementi che compongono le città e le relazioni che queste instaurano con il territorio che le ospita. Il “modello” delle valli pre-saharaiane del Marocco è fortemente caratterizzato dalla relazione che si stabilisce tra le forme “naturali” (le forme “originarie” dell’orografia e quelle determinate dalle trasformazioni antropiche) e le forme delle città (ksour). La finitezza della forma delle città, la collocazione delle città nei punti cospicui della forma naturale, il rapporto che si stabilisce tra la “continuità” della forma naturale e la forma finita delle città, il “ritmo” con cui gli aggregati urbani si susseguono nella trama dei campi coltivati dell’oasi, costituiscono la cifra della bellezza di questo territorio. La conoscenza di questi rapporti può aiutarci nella riflessione su una questione importante per la costruzione del “territorio” contemporaneo: quella del rapporto tra le forme urbane e le forme della Terra. È questa la ragione per cui abbiamo guardato (con l’occhio di chi vuole fare) alla felice unità tra città e natura, che esiste nel territorio delle valli del Marocco presahariano, cercando di apprenderne la lezione.
Condividi questo sito sui social