La difesa dell’Occidente e la formazione del “principe cristiano”

Abstract

Una scelta di testimonianze, che vanno da metà Quattrocento ai primi decenni del Cinquecento, mostra la crescente importanza che assume nell’institutio principesca il controverso tema dei rapporti col Turco all’indomani della presa di Costantinopoli: da Biondo Flavio a Enea Silvio Piccolomini, dal principe letterato Belisario Acquaviva, ammiratore, come tanti contemporanei, dell’incredibile organizzazione militare turca, all’umanista salentino Antonio Galateo, precursore di alcune fondamentali riflessioni erasmiane, dal Castiglione a Machiavelli. A fungere da sottile fil–rouge è la scrittura di Erasmo, lungo la quale si dispiega la parabola che dall’auspicata reazione promossa contro l’odiato nemico della cristianità da Pio II, conduce verso una posizione più conciliante. Le ragioni della nefasta lotta intestina tra i principi cristiani hanno il sopravvento su quelle della difesa della comune fede religiosa e di un’etica rigeneratrice di matrice greco–romana, messa in crisi dai pessimi modelli di vita cortigiana esportati da Francia e Spagna.


Autore Pugliese

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  • DEFILIPPIS D.

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2012

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