Utopian Sounds. Mimesis and Identity in European Jazz Technologies

Abstract

La pregnanza di motivazioni di tipo simbolico (e perfino religioso) non costituisce una rarità nella storia delle tecnologie musicali europee basate sull’elettricità o l’elettronica, che ha origine nelle prime invenzioni settecentesche di tastiere elettrificate (talvolta anche in grado di produrre colori in relazione alle note musicali) costruite da gesuiti, teologi, teorici della magia naturale, ispirandosi dichiaratamente ora all’estasi dionisiaca, ora ai fenomeni sinestesici. Questa adesione fra ricerca tecnologica e produzione simbolica è stata poi in modo diverso riproposta nel corso del Novecento da Futurismo, Bauhaus, Espressionismo astratto; e anche la ricerca di suoni inauditi costituisce un’utopia tipicamente europea, rilanciata nell’ambito classico-contemporaneo dai principali padri della musica elettronica (francesi, tedeschi, ungheresi, greci, italiani). Entrambe le tendenze sono state assimilate nel retaggio culturale e nella creatività di alcuni maestri del jazz europeo (alcuni dei quali operanti negli Stati Uniti), esprimendo una costante tendenza a concettualizzare l’espressione musicale attraverso idee filosofiche e astratte, da una parte, icastiche e figurative dall’altra. Il saggio analizza, anche con l’ausilio di dichiarazioni personali offerte all’autore dagli artisti, alcune opere emblematiche di grandi musicisti che hanno sviluppato nel jazz quest’aspetto dell’identità profonda della tradizione europea, che varie volte si è espresso, nel corso della storia, rivelando una mentalità utopistica e visionaria.


Autore Pugliese

Tutti gli autori

  • G. Salvatore

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Anno di pubblicazione

2012

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