Fortuna monumentale di Mantegna nella Padova di metà Cinquecento
Abstract
Al centro di questo intervento è la ricostruzione del monumento commemorativo voluto da Giovan Battista Ramusio a Padova per commemorare, tra il 1552 e il 1553, l'amicizia tra Girolamo Fracastoro e Andrea Navagero. Il monumento, posto nel fornice di una porta, abbattuta ai primi dell'800, si componeva di due medaglioni, superstiti e conservati nel museo Bottacin, posti sopra un'epigrafe antica proveniente da Salona. La celebrazione in una chiave tutta umanistica e antiquaria prendeva spunto dagli affreschi di Andrea Mantegna agli Eremitani, ma la realizzazione dei due medaglioni bronzei rivela la mano di un artista pienamente partecipe della maniera moderna, qui individuato in Danese Cataneo. Si è dunque voluto insistere sulla discrasia tra la cultura degli eruditi e antiquari, rappresentanti della patavinitas, e quella degli artisti operanti a Venezia e ben inseriti nell'ambito del celebre triumvirato costituito dall'Aretino, Tiziano e Jacopo Sansovino, come accadde per l'appunto al Cataneo. Non ultima, la personalità di questo artista, che fu anche poeta, concorre nella definizione delle multiple valenze del monumento. Si è inoltre compiuta una analisi tipologica del genere costituto dal doppio ritratto, di cui si sono dati alcuni esempi sia a Venezia che al Santo di Padova, nella cui navata centrale il busto marmoreo di Pietro Bembo, ancora una volta del Cataneo, avrebbe dovuto dialogare con quello bronzeo di Lazzaro Bonamico, suo antagonista nella disputa sulla lingua, come ricordato da Sperone Speroni.
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2010
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