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Giuseppina Sacco
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E FINANZA
Area Scientifica
AREA 13 - Scienze economiche e statistiche
Settore Scientifico Disciplinare
SECS-S/04 - Demografia
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
In Italia ci si sposa di meno. Un fenomeno che sperimentiamo da molti anni, con la caratteristica che il 25 per cento degli italiani che contrae matrimonio si separa e poi divorzia nel giro, spesso, di 3-5 anni dalle nozze celebrate, nella quasi totalità dei casi in Chiesa. Comunque, nel nostro Paese, il matrimonio rappresenta il modo più diffuso scelto dalla coppia per formare una famiglia. Soprattutto una famiglia con figli. Le nascite fuori del matrimonio, seppure in crescita, rappresentano livelli trascurabili rispetto a quelle avvenute all'interno del matrimonio, al di sotto certamente di ciò che avviene in molti paesi europei. L’età media degli sposi alle prime nozze rappresenta un aspetto caratterizzante, in quanto riflette la situazione sociale, economica e culturale del momento storico che un Paese attraversa. In Italia, si è passati dalla metà degli anni ’70 ad oggi da un’età media di circa 24 anni per le spose e 27 anni per gli sposi, con una riduzione dell’intensità della primonuzialità che ha visto una rapida risalita dell’età media fino a raggiungere i 29 anni per le spose e i 32 anni per gli sposi. La postcipazione della nuzialità, infatti, è dovuta ad una sempre più lunga permanenza dei giovani nella famiglia d’origine, sia per scelta che per problemi legati alle difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e, conseguentemente, a difficoltà economiche. Ma anche altri fattori, come l’aumento diffuso della scolarizzazione, l’esperienza della convivenza ecc. contribuiscono a ritardare la celebrazione del matrimonio. Gli eventi demografici delle separazioni e divorzi rientrano nella nuzialità e costituiscono il processo opposto al matrimonio. In Italia i matrimoni hanno visto una tendenza alla diminuzione, mentre, le separazioni e i divorzi sono sempre più aumentati. Il minimo storico della celebrazione dei matrimoni, nel nostro Paese, si è raggiunto nel 2004. Quelli con rito religioso hanno rappresentato il 69 per cento del totale, contro il 75 per cento del 2000; quelli, invece, celebrati con il solo rito civile salgono al 31% (nel 2000 erano circa il 25%). Per quanto riguarda il tasso di nuzialità, l’Italia si pone leggermente al di sotto della media europea. Dette tendenze sono diffuse in tutto il Paese, anche se il fenomeno della nuzialità presenta talune differenze territoriali: ci si sposa più al Sud e nelle Isole che al Nord. Altre differenze di rilievo tra Nord e Sud del Paese si riscontrano nel rito di celebrazione , nella percentuale dei secondi matrimoni e nella percentuale di matrimoni con almeno uno sposo straniero. I dati più recenti pubblicati dall’Istat hanno evidenziato che il 32% di tutti i matrimoni è celebrato davanti al sindaco e il restante 68% è costituito da matrimoni religiosi. Sicuramente l’aumento dei matrimoni con rito civile è da attribuire alla crescente diffusione dei secondi matrimoni e dei matrimoni misti. Per quanto riguarda questi ultimi , in larga misura sia la sposa che lo sposo provengono da un paese a forte pressione migratoria. Quanto detto costituisce sicuramente un profondo mutamento nel costume sociale che conseguentemente porta la società di fronte a cambiamenti nella struttura delle famiglie. Infatti il fenomeno del matrimonio va interpretato nel quadro più generale delle trasformazioni dei comportamenti familiari. Ormai oltre 500mila sono le coppie che scelgono di formare una famiglia al di fuori del vincolo matrimoniale. Vale a dire che cresce l’accettazione sociale della convivenza come modalità alternativa al matrimonio. Una particolare attenzione, quindi, per i mutamenti nelle strutture, nelle tipologie delle famiglie e nella struttura interna delle coppie.
The purpose of this study is to highlight the common and determining elements of marital instability in the first years of marriage in the municipality of Bari, for a comparison on a national level. More specifically, the objective was to verify whether the city of Bari shares the trend which is well established in the rest of Italy towards the so-called “lightening marriages”, by which is intended the interruption of the marriage in its first years. We started from the basic data formed by the time series of first marriages and separations according to the years in which the weddings took place. The separations examined here by means of longitudinal analysis involve cohorts of marriages formed in two five-year periods (the late 20th century, 1985-1989) and the beginning of the 21st century, 2001-2005) held to be of some significance in showing the modifications in the institution of marriage which took place over a period of more than twenty years. The analyses of the data provided interesting results. For example, it was observed that with the passage of time the comparison of the two five-year periods indicates that the consensual initiative is adopted by almost all the couples who decide to separate, because it is simpler, less expensive, and is concluded more quickly. There is also a marked tendency to separate in the first years of marriage and the type of marriage rites definitely does not have any influence on the way in which the marriage breaks own.
The link between social and demographic phenomena concerning a population of a given territory is the representative essence of every social organism. Effectively, it is not difficult to understand why in complex societies like ours we need to get as much information as possible, which has become essential in order to make the decisions that will influence future choices. The aim of this survey is to carry out population projections of the city of Bari, by sex and age, in order to know the future demographic scenarios of Bari population and the household ones resulting from them. Concerning this, two possible scenarios will be shown. The first one by hypothesizing constant mortality and fecundity with migrations equal to zero. Obviously that means straining the reality, but it is really useful in order to evaluate the future evolution of the population due to the action of the sole natural components. The second one, by hypothesizing constant migrations throughout the observation period, has an effective role when we analyze the effects of migratory drift on the evolution dynamics of the population analysed in this survey.
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