Effettua una ricerca
Linda Mastropasqua
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA
Area Scientifica
AREA 05 - Scienze biologiche
Settore Scientifico Disciplinare
BIO/01 - Botanica Generale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Analysis of some nutritional parameters in green asparagus spears (asparagus officinalis) - lack of chemical and physical treatments post-harvest in green asparagus causes physiological and morphological changes after packaging and during storage. our aim was to monitor some nutritional parameters in the apical and basal portions of spear of the edible part (corresponding to 15 cm). after 9 days in the dark at 4 °c, there is an huge and slight decrease in ascorbate total content and soluble sugars, respectively. total chlorophyll and carotenoid levels decrease but the anthocyanins content not changes. Higher lignin level is mostly present in apical than basal portion.
Argania spinosa (l.) Skeels, pianta spontanea del sudovest del marocco, è definita dai popoli berberi ‘albero della vita’ poiché ha un ruolo socio-economico ed ecologico importantissimo in questo ecosistema arido. il seme, da cui si estrae l’olio di argan, contenuto in una drupa dal colore giallastro a maturità, è ricco di saponine, polifenoli e acidi grassi insaturi (chaRRouf et al., 2007), sostanze dalle provate proprietà terapeutiche (dRiSSi et al., 2004; amzal et al., 2008). il legno della pianta è utilizzato come combustibile, i germogli dell’albero e i frutti rappresentano alimento per capre e cammelli. le piante di argania presentano, nel loro habitat naturale, una rilevante variabilità intraspecifica che si manifesta sia nella morfologia dei frutti che nella diversa produttività (bani-aameuR, 2002; alouani, bani-aameuR, 2004). Per questo motivo numerosi studi sono condotti con l’intento di selezionare genotipi altamente produttivi. nel campus dell’università di bari è presente un esemplare di argania che da diversi anni fiorisce e fruttifica abbondantemente e sui cui frutti sono state analizzate alcune caratteristiche della polpa. l’esame del colore, dimensioni, peso secco e fresco delle drupe ha permesso d’individuare, inizialmente, cinque stadi di maturazione su ognuno dei quali sono stati approfonditi alcuni aspetti fisiologici. il contenuto in zuccheri solubili quali glucosio, fruttosio e saccarosio, aumenta nel corso della maturazione; i contenuti di saccarosio e glucosio risultano più elevati in percentuale rispetto a quello in fruttosio. l’amido, dopo un picco nel secondo stadio di maturazione, diminuisce e il contenuto totale in carboidrati raggiunge il massimo nel terzo stadio di maturazione. il colore della parte carnosa delle drupe, è dovuto alla presenza dei pigmenti il cui rapporto quantitativo varia nel corso della maturazione. clorofilla a e clorofilla b diminuiscono con l’evolvere della maturazione mentre i carotenoidi aumentano nel terzo stadio di maturazione per poi declinare leggermente nel quarto e quinto stadio. con l’intento di individuare il momento della maturazione in cui si ha la massima espressione delle qualità nutrizionali della polpa di questi frutti, si è dosato il contenuto in acido ascorbico, un noto antiossidante largamente diffuso nelle piante. la forma ossidata dell’ acido ascorbico (acido deidroascorbico) non è stata mai riscontrata, mentre la forma ridotta è sempre presente, in maniera rilevante, pari a 0,2 mg g-1 di peso fresco, a partire dal terzo stadio di maturazione. dall’analisi globale dei dati, quello individuato come terzo stadio sembra quindi corrispondere alla fase di maturazione in cui vengono espresse al massimo alcune caratteristiche della parte carnosa del frutto quali il contenuto in zuccheri solubili, carotenoidi e acido ascorbico. gli ultimi due stadi, quarto e quinto, possono essere interpretati come un unico stadio in quanto privi di differenze significative morfo-fisiologiche. i dati ottenuti, anche se limitati ad un solo esemplare, possono rappresentare la base di partenza per individuare le peculiarità della pianta utili ad una migliore utilizzazione di questa risorsa ambientale. la polpa, sinora impiegata solo come materia residuale per alimentare capre e cammelli, nello stadio di maturazione più opportuno, quello definito come “terzo stadio”, potrebbe essere sfruttata come risorsa energetica (biofuel) e rappresentare così una ulteriore fattore di ricchezza della pianta.
Germination tests were carried out on seeds from three Italian populations of Abies alba . Seed germinability was up to 38%. HgCl 2 , NaClO and plant preservative mixture were used as seed-sterilising agents. Despite chemical treatments, Papulaspora rubida and Chaetomium globosum were isolated. The possible role of these fungi in the physiology of silver fir seed germination process was discussed.
In this work, we studied the mechanism of light influence on AsA pool size in Avena sativa L. under the effects of low intensity light at different wavelengths. Exposure to low intensity light of oat leaf segments incubated in water or in l-galactono-1,4-lactone (GL), resulted in an increase in AsA content compared with the dark control. This increase was due to modulation of l-galactono-1,4-lactone dehydrogenase (GLDH; EC 1.3.2.3) light-dependent activity and was dependent on the size of the endogenous GL pool. Both blue and red light were effective in increasing AsA, and this increase depended on both exposure time and light intensity. Protein biosynthesis, photosynthesis and calcium were involved in controlling the level of light-dependent AsA. We suggest that multiple checkpoints correlated to the presence of light underlie the ascorbate pool size. The presence of a light-activated switch for the maintenance of an adequate AsA level seems to be necessary for the various tasks of scavenging reactive oxygen species, in response to the dark-light cycle which plants experience under natural conditions.
In this work the authors analyzed sixty italian strains of the edible mushroom “cardoncello” (Pleurotus eryngii) belonging to the varieties eryngii and ferulae by sequencing two housekeeping genes (ef1-a and rpb2) and evaluating the activity of peroxidase, superoxide dis- mutase and catalase, in order to find some molecular markers for the traceability of “cardoncello”. Sequence analysis showed the presence of Snps variety-specific (eryngii and ferulae) in both genes useful for the development of molecular identification tools. none correlation between enzymatic analysis and analyzed varieties was observed.
i fruttani sono oligosaccaridi, prevalentemente costituiti da fruttosio, che presentano un particolare interesse dal punto di vista nutrizionale, in particolare per la loro attività prebiotica, per l’effetto positivo sull’assorbimento del calcio e sul mantenimento dell’integrità della mucosa intestinale (RoBeRfRoid et al., 1998; aBRamS et al., 2005; kleeSSen, Blaut, 2005). i fruttani sono sintetizzati solo dal 15% delle angiosperme, tra cui le Asteraceae, Campanulaceae e Boraginaceae tra le dicotiledoni, Poaceae e Liliaceae tra le monocotiledoni. È noto, inoltre, che le condizioni ambientali, in particolare quelle relative allo stato idrico e termico, influenzano notevolmente il metabolismo dei fruttani, in quanto regolano l’attività degli enzimi coinvolti nei processi di sintesi e idrolisi (valluRu, van den ende, 2008). nel nostro studio il contenuto dei fruttani è stato analizzato in alcune piante tipiche del territorio pugliese, scelte tra quelle appartenenti alle famiglie notoriamente dotate del metabolismo dei fruttani. alcune delle piante analizzate presentano livelli significativi di fruttani anche nelle parti eduli: Muscari comosum (25 mg/g peso fresco del bulbo)> Asparagus officinalis (6 mg/g peso fresco del turione) > Borago officinalis (4 mg/g peso fresco delle foglie). Questi dati preliminari, se confrontati a quanto riportato in letteratura (muiR et al., 2007), suggeriscono che le condizioni ambientali del territorio pugliese possono essere favorevoli all’accumulo di fruttani, anche in piante di interesse agro-alimentare; tuttavia è necessario ampliare l’indagine anche ad altre fasi di sviluppo di queste piante e ad altri periodi di raccolta. considerata la complessità degli studi sul metabolismo in piante cresciute in campo, dovuta all’impossibilità di analizzare un dato processo metabolico in condizioni standardizzate, si è pensato di realizzare uno studio sul metabolismo dei fruttani in un sistema sperimentale altamente controllato, quale una coltura in vitro. a tal scopo si è scelto di propagare M. comosum, considerata l’elevata capacità di accumulo di fruttani e il particolare carattere di tipicità di questa pianta nel territorio pugliese. i bulbi di M. comosum, infatti, sono impiegati da lungo tempo per preparare piatti e conserve tipiche. il prelievo degli espianti è stato effettuato da bulbi preventivamente lavati in acqua corrente e privati delle tuniche esterne. la fase di sterilizzazione è stata completata con un lavaggio in ipoclorito di sodio (1%) addizionato di tween 20 (2%) e con un lavaggio in una soluzione biocida (PPm= Plant Presevative mixture- micropoli). gli espianti, costituiti dalle gemme apicali e da sezioni del girello, sono stati impiantati su mezzo di coltura solido, del tipo murashige e Skooge, addizionato di saccarosio (3%), PPm (0.1%) e ormoni (iaa=acido indol acetico; Ba=benzil adenina) in un range di concentrazione compreso tra 0.8 mg/l e 1.2 mg/l per Ba; 0.2 mg/l e 1 mg/l per iaa. le prove effettuate hanno permesso di identificare le concentrazioni ormonali ottimali (Ba: 0.8 mg/l ; iaa: 1 mg/l) utili per la propagazione in vitro di M. comosum. Sulle colture, attualmente in fase di stabilizzazione, è stata fatta una verifica preliminare per valutare se, anche in queste condizioni sperimentali, sia attivo il metabolismo dei fruttani. le analisi effettuate evidenziano un significativo accumulo di tali oligosaccaridi nei tessuti ottenuti nella coltura in vitro (19 mg/g peso fresco), anche se i livelli riscontrati sono leggermente inferiori a quelli dei bulbi commerciali. i germogli ottenuti saranno sottoposti a condizioni di crescita differenti variando l’apporto ormonale, la quantità di saccarosio nel terreno e l’esposizione alla luce, con l’obiettivo di poter ampliare le conoscenze sul ruolo del metabolismo dei fruttani nella crescita e nello sviluppo delle pi
Argania spinosa (L.) Skeels è una pianta spontanea originaria del sud-ovest del marocco molto apprezzata per l’olio che si ricava dai suoi frutti secchi. nel terziario ricopriva vaste superfici del nord d’africa e dell’europa meridionale; attualmente, a causa di un’agricoltura intensiva e dell’uso massiccio del suo legno, il suo habitat è limitato alla sola pianura del Souss, dove gli ultimi esemplari caratterizzano e valorizzano gli 800.000 ha di questa riserva naturale, dichiarata nel 1998 dall’ u.n.e.S.c.o. patrimonio mondiale dell’umanità. ciò che ha reso questa specie ricercata e studiata è il suo frutto, una drupa con un esocarpo di color giallastro, un mesocarpo ricco di lattice e un endocarpo legnoso che racchiude fino a 3 semi. il seme è ricco di saponine, polifenoli e acidi grassi insaturi (cHaRRouf et al., 2007), sostanze dalle provate proprietà terapeutiche (dRiSSi et al., 2004; amzaL et al., 2008). in italia l’unico dato riguardante la presenza di piante di A. spinosa fa riferimento ad un esemplare situato nell’orto botanico di cagliari. Scopo di questo lavoro è segnalare l’esistenza di varie piante di questa specie in Puglia e analizzarne gli aspetti biologici e fenologici. nel campus dell’università degli Studi di bari esistono cinque esemplari, di cui due di circa 3 m di altezza in piena terra e tre, in vaso, presso le serre del dipartimento di biologia e Patologia Vegetale. Si segnalano inoltre altri due esemplari in provincia di bari, presso l’azienda didattico Sperimentale della facoltà di agraria e nelle campagne di Locorotondo. i due esemplari più grandi presenti nel campus originano da semi importati direttamente dal marocco nel 1990. dai semi prodotti da queste piante derivano tutti gli altri. Le piante di argania presentano, nel loro habitat naturale, una rilevante variabilità intraspecifica che si manifesta sia nella morfologia dei frutti che nella diversa produttività (aLouani, bani-aameuR, 2004). Varia è anche la fenologia legata alla fioritura e fruttificazione dei diversi individui, pertanto si è iniziato a caratterizzare gli esemplari del campus di bari. La prima pianta di argania messa a dimora nel campus ha fiorito e fruttificato in tempi brevi, dopo appena nove anni dalla semina e mostra un habitus vegetativo particolarmente rigoglioso. Produce fiori a partire dal mese di settembre (bani-aameuR, 2002) e frutti maturi a partire da marzo. una prima analisi è stata effettuata sulla polpa dei frutti scegliendo quattro stadi di maturazione e determinandone il contenuto in zuccheri solubili ed amido. i dati preliminari mostrano un aumento di fruttosio e saccarosio e una diminuzione del contenuto in amido e glucosio nel corso della maturazione. ulteriori indagini, sia morfologiche che fisiologiche e fenologiche, saranno effettuate su tutti gli esemplari presenti nel nostro territorio.
l’elevata concentrazione di sali nel terreno, dovuta anche a irrigazioni con acque salmastre, rappresenta per le coltivazioni causa di stress che può essere tollerato in modo diverso a seconda della specie. diversi sono i meccanismi coinvolti nelle risposte allo stress salino fra cui l’accumulo di soluti compatibili, come zuccheri e amminoacidi, in vari compartimenti cellulari (haSegawa et al., 2000; munnS, 2002; BaRtelS, SunkaR, 2005). in letteratura esistono numerosi dati relativi alla tolleranza allo stress salino soprattutto in piante di interesse agro-alimentare (RouSSoS et al., 2007). Pochi studi hanno affrontato specificatamente il problema per le piante ornamentali (foRneS et al., 2007) e in particolare per il genere Lilium, benchè la sua coltivazione abbia notevole interesse economico. in un precedente lavoro è stato messo a punto un protocollo di micropropagazione in vitro di piante di Lilium ‘helvetia’, varietà da fiore reciso molto apprezzata e commercializzata (d’aniello et al., 2006). in questo studio è stata saggiata la capacità rigenerativa di scaglie di bulbo di Lilium ‘helvetia’ su terreno addizionato di nacl, al fine di valutare le risposte di tale varietà allo stress salino e ottenere informazioni utili alla selezione di piante pre-condizionate a terreni irrigati con acque salmastre (fRanco et al., 2006). Scaglie provenienti da bulbilli coltivati su murashighe e Skoog (mS), sono state trasferite su mS addizionato di iaa 3,3 μm, Ba 2,2 μm e saccarosio al 3%, secondo il protocollo precedentemente messo a punto (d’aniello et al., 2006). lo stress salino è stato indotto aggiungendo al mezzo di coltura nacl 10, 30 e 60 mm. dopo 3 mesi, in camera di crescita a 24±2°c con fotoperiodo di 16 ore di luce d’intensità pari a 70 μm × m-2 × s-1, sono stati valutati parametri di crescita e morfologici relativi alla numerosità, peso e dimensioni dei bulbilli nati da ogni scaglia e parametri fisiologici come il contenuto in clorofilla, acido ascorbico, zuccheri solubili ed amido. la proliferazione degli espianti si è verificata in tutte le condizioni di salinità e in presenza di terreno con nacl 60 mm si sono formati numerosissimi bulbilli se pur di dimensioni ridotte. lo stato redox dell’ascorbico, come rapporto aa/aa+dha, mostra un incremento all’aumentare della salinità del terreno e ciò suggerisce un potenziamento dei sistemi antiossidanti che controllano le specie reattive dell’ossigeno prodotte in maggior quantità in conseguenza dello stress salino. il contenuto degli zuccheri solubili rimane invariato all’aumentare della salinità mentre l’amido, di cui i bulbilli - essendo strutture di riserva - sono particolarmente ricchi, diminuisce soprattutto in presenza di nacl 60 mm. tali dati suggeriscono che la varietà tollera elevate concentrazioni di sale e che il protocollo di micropropagazione risulta essere efficace anche alle massime concentrazioni di nacl, producendo bulbilli di minori dimensioni, ma in numero elevato. ulteriori studi saranno condotti per meglio caratterizzare i cambiamenti fisiologici e metabolici in risposta allo stress salino valutando, inoltre, la capacità di sviluppo di piantine ottenute dalle subcolture in terreni a differente salinità.
Condividi questo sito sui social