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Lucia Perrone Capano
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università degli Studi di Foggia
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici. Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-LIN/13 - Letteratura Tedesca
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Anti-epico e dolente, "Una giovinezza in Germania" di Ernst Toller si presenta come cronaca autentica e immediata delle esperienze di una generazione che la guerra ha irreparabilmente danneggiato. L’autobiografia non è quindi rivolta solo all’io che scrive, ma sta a rappresentare il destino di una generazione di giovani, trascendendo l’ambito autobiografico e aprendo uno spazio più ampio della memoria che comprende i movimenti della storia,. Così le esperienze della guerra sono riportate e reinterpretate in base alle esigenze della scrittura a ritroso, che rende straordinariamente presente il progressivo divenire cosciente dell‘io attraverso attese, disinganni, conflitti. Insistendo sulla verità storica di quello che racconta, l’autore si serve di strategie narrative, di modalità di costruzione che si muovono tra storia e romanzo, fattualità e finzione.
Con “Tauben im Gras” (1951) Wolfgang Koeppen ci offre un romanzo della grande città nella letteratura tedesca del dopoguerra che è anche una riflessione sul tempo da cui scaturisce una particolare configurazione della temporalità narrativa stessa. Il dopoguerra, nel quale i tedeschi vivono nella rimozione del passato nazista, tra restaurazione e modernità e in un’ambigua continuità con il nazionalsocialismo, è visto da Koeppen come un’epoca ancora – o di nuovo – di guerra, in cui il tempo è solo un breve lasso di tempo, «una pausa del respiro sul campo di battaglia». In un’«epoca di svolta», in un’«epoca del destino», non ci sono più ritmi sociali stabili, niente è definitivo e tutto rimane in sospeso. Se la vita ha perso il ritmo della scansione temporale definita, si hanno allora forme di temporalità paradossale, laddove al tempo atomizzato manca un qualsiasi ritmo ordinatore. Il presente stesso è il luogo della dispersione, dell’essere fuori di sé, e il passato è in un certo senso contemporaneo al presente, come contemporaneità di tempi diversi che non sono tenuti insieme da un ordine temporale universale. Con le forme del montage, della discontinuità e della pluridimensionalità il romanzo mette così in atto diverse temporalizzazioni, variazioni e choc improvvisi che sono anche una critica della storia in quanto sottoposta alla dinamica chiusa della cronologia e della continuità, aprendo una vertigine temporale che mostra come al di sotto di una superficie in apparente rapido cambiamento agiscano forme di alterazione, stasi, disintegrazione e dissoluzione del tempo e della storia.
In my contribution attention is focused on writings that develop within or upon areas of intercultural contact and conflict, in particular the territory of the former Yugoslavia which has recently been theatre of war. In the novels of two German language writers, Marica Bodrožić, born in Dalmatia and currently living in Germany, and Anna Kim, born in South Korea and grown up from the age of two first in Germany then in Austria, themes of cultural contact and conflict, migration, and displacement are revised, discussed and renegotiated, outlining new “geographies of memory”. Marica Bodrožić' s "Das Gedächtnis der Libellen" (2010) and Anna Kim's "Die gefrorene Zeit" (2008) offer new configurations of the intercultural experience in German history and literature and create a different poetics of migration, refusing the binary oppositions between nationalities and ethnic groups and subverting at the same time stereotypical images of the Balkan immigrants. These writers are not so much interested in developing a nostalgic dream of another Europe, lost in Dalmatia, Croatia or Bosnia etc., or to rebuild it in Germany or Austria, but in allowing us to think about our position of observers, readers, actors of both a near and far history.
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