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Luigi Traetta
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Foggia
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici. Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-STO/05 - Storia della Scienza e delle Tecniche
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_13 History of Ideas, Intellectual History, history of economic thought
Alla luce dei tradizionali orientamenti storiografici che individuano nel Settecento il secolo della consapevolezza della tecnologia, il presente saggio ricostruisce i passaggi fondamentali che, a partire dall’homme-machine, portarono ad una profonda revisione del concetto stesso di uomo. Ne emerge una duplice rivoluzione, legata da un lato alla metafora interpretativa dell’uomo-macchina e, dall’altro, all’affermazione della cosiddetta “pedagogia dell’innovazione” prodotta dalla crescente diffusione della tecnologia.
Il tema della deambulazione umana ha suscitato da sempre un fascino enorme su filosofi, medici, matematici e fisici, che ne hanno analizzato, a partire dell’azione dei muscoli sullo scheletro e dai meccanismi della stazione eretta, gli aspetti più disparati. Obiettivo del volume è la ricostruzione della storia della locomozione umana nel suo complesso passaggio dalla fase “metafisica” a quella sperimentale, un passaggio in cui si intrecciano momenti diversi dell’evoluzione scientifica: il dibattito settecentesco sulla irriducibilità dei fenomeni del vivente a mera causalità meccanica, l’affermazione ottocentesca dei principi della termodinamica e la diffusione in ambito medico dei metodi fotografici e degli strumenti di registrazione del movimento sono soltanto alcuni degli esempi che hanno condizionato le ricerche sulla deambulazione. Si giunge così alle indagini che nel Novecento, spinte dalla necessità del risparmio energetico (anche nel “motore animato”), dalle modalità di recupero funzionale degli invalidi di guerra e dall’attenzione scientifica nei confronti del lavoratore, hanno fatto del movimento umano una vera e propria emergenza industriale e sociale.
In 1938 the Russian-born psychologist Dagmar Weinberg observed that, in order to distinguish between “bad” and “good” workers, it was necessary to consider a biotypological description of their personality. With these words she defined her position in the context of mid-twentieth century psychology, when the applied psychological model of selection, centred upon the scientific study of aptitudes, was turning toward the study of personality. The current paper aims to reconstruct Weinberg’s scientific career, which has hitherto not been investigated in depth. Attending both the Sorbonne laboratory and the École Pratique des Hautes Études, she was involved with two different research groups, those of Henri Piéron and Jean-Marie Lahy which dealt with docimology. However, her main interest was in mathematical statistics, which led her to developing new methods for selection, learning, and vocational guidance tests.
All’interno dell’interesse scientifico per i fenomeni sinestetici del XIX secolo, questo lavoro fornisce una presentazione degli studi di Francis Galton sulla percezione cromatica. L’importanza di queste ricerche, solo in parte ricordate nel contesto storiografico, ma mai approfondite forse a causa della loro marginalità rispetto alle riflessioni galtoniane sulla eugenetica, si focalizzarono sia sulla forma primitiva di tutte le associazioni mentali, sia sulla loro indipendenza dagli effetti allucinatori di specifiche patologie cerebrali.
The treatise work on machines has experienced a considerable development during the Industrial Revolution as a result of the accumulation of science and technology of machine engineering. Fundamental contributions for technical treatises with modern approaches can be recognized in the handbooks by Bélidor and Borgnis since they show a significant improvement of the technical treatises. In this paper their handbooks are presented also from historiographical perspective and with a comparative analysis in order to emphasize their significance both in the history and techniques of machines.
Nel 1971, ricordando tra la produzione scientifica di Charcot, una serie intitolata Iconographie Photographique, il Presidente della Cambridge University Society for Psychical Research, George Owen, ha ricordato che “come risultato delle comparazioni storiche effettuate da Charcot, si raccolsero attorno a lui – e alla Salpêtrière – una serie di storici della medicina interessati alle varie manifestazioni delle nevrosi, in linea con le diagnosi retrospettive delle descrizioni naïves riportate nella letteratura del meraviglioso”. Il punto di partenza del presente contributo è la figura di Bourneville, quindici anni più giovane di Charcot, spesso ricordato uomo straordinario nei rapporti con i colleghi, ma soprattutto uno degli scienziati presentati nel noto dipinto intitolato Brouillet, realizzato da Charcot stesso per illustrare un caso di isteria in un paziente seguito poi da Babinsky. Medico curante alla Bicêtre all’inizio della sua carriera, Bourneville entrò presto nello staff della Salpêtrière, dove fu uno degli autori della Iconografia e dove fu pioniere della fotografia medica, curando, tra l’altro, la rivista Revue des Hôpitaux photographique. Scrittore entusiasta e attento propagandista, Bourneville fu particolarmente attivo nell’opera di miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti negli ospedali e nei manicomi, cercando di sottrarre l’assistenza dei malati alla Chiesa, per riportarla tra le competenze dei Comuni o dello stato. Il naturale compimento del lavoro di Bourneville può essere rintracciato nella produzione fotografica realizzata nel ventennio 1870-1890 dal fotografo Paul Regnard: nell’immagine fissa delle fotografie, le crisi isteriche diventano rappresentative di una miriade di modi attraverso cui l’isteria si manifesta, dalla possessione demoniaca all’estasi spirituale, alla più evidente prova di erotismo. In queste fotografie, se si prescinde dalle finalità didattiche, che pure tendevano a “riempire” un contesto del tutto carente, quello della fotografia medica, è possibile scorgere in termini statici come i soggetti isterici fossero del tutto privi di visibilità e, soprattutto, di attenzione da parte della medicina ufficiale. Perché, dunque, tanta attenzione nel fotografare questi ammalati, in un periodo in cui la fotografia sembrava così poco efficace per fornire le informazioni sui pazienti stessi, informazioni che, di norma, continuavano a provenire dalle loro anamnesi? Charcot, come ricorda Ellenberger, “era anche l’uomo il cui sguardo scrutatore penetrava gli abissi del passato interpretando retrospettivamente le opere d’arte e dando moderne diagnosi neurologiche delle deformazioni ritratte dai pittori. Fondò un giornale, la Iconographie de la Salpêtrière, seguito poi dalla Nouvelle Iconographie de la Salpêtrière, che furono probabilmente le prime pubblicazioni periodiche che unirono arte e medicina. Charcot godette anche della fama di aver dato una spiegazione scientifica alla possessione demoniaca, la quale – egli riteneva – era una forma d’isteria. Egli interpretò anche tale condizione retrospettivamente nelle opere d’arte. Era noto per la sua collezione di rare opere antiche sulla stregoneria e sulla possessione; ne ristampò alcune in una serie di libri intitolati Biblioteca diabolica”. Alla luce, pertanto, delle recenti tendenze, particolarmente diffuse nei mezzi di comunicazione, di spettacolarizzare in diversi modi la medicina – dalle fiction ai programmi di intrattenimento su obesità, chirurgia estetica, patologie rare, ecc. – il presente saggio ricostruisce l’uso dell’arte, della fotografia e della medicina retrospettiva all’ospedale parigino Salpêtrière, un esempio del XIX secolo di uso didattico della “spettacolarizzazione del tragico”.
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