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Consorzio Vivaistico Pugliese
Acronimo
COVIP
Partita Iva
04287480729
Codice ATECO
01.19.10
COLTIVAZIONI AGRICOLE E PRODUZIONE DI PRODOTTI ANIMALI, CACCIA E SERVIZI CONNESSI
Data di costituzione
Non Disponibile
Descrizione sintetica dell'oggetto sociale
Gli scopi statutari del CO.VI.P. sono: - Realizzare e gestire centri di moltiplicazione (campi di piante madri per marze e semi) -Promuovere e diffondere l’utilizzazione del materiale di propagazione certificato - Assumere iniziative idonee alla qualificazione genetica e sanitaria del materiale vivaistico prodotto dai consorziati -Garantire l’assistenza tecnica ai consorziati in tutte le fasi produttive e di commercializzazione Per la realizzazione dei suoi programmi, fino ad oggi, il CO.VI.P. ha realizzato: - Campi di piante madri per marze e semi - Centri di moltiplicazione riconosciuti dal Servizio Nazionale di Certificazione Volontaria del materiale di propagazione vegetale Tra le altre attività che il CO.VI.P. svolge ricordiamo: -Collaborazione alle attività svolte dagli organismi di categoria, CIVI-Italia, in ambito nazionale - Collaborazione con organismi ed istituzioni scientifiche per l’avvio di programmi di certificazione in Paesi del bacino del Mediterraneo -Stage per tecnici italiani e stranieri, studenti di scuola secondaria ed universitari sulla gestione dei campi di piante madri e vivai e sulle tematiche inerenti i programmi di certificazione del materiale di propagazione - Collaborazione con istituzioni scientifiche, di ricerca e sperimentazione per la valutazione di nuove selezioni e/o varietà di fruttiferi idonee alla coltivazione in ambiente meridionale e mediterraneo
Un sistema agricolo sicuro deve poter contare su un rapido rilevamento dei focolai di infezioni che preludono epidemie, su una accurata diagnosi degli agenti responsabili e su una rapida risposta in termini di strategie di lotta per prevenire danni che potrebbero derivare dalla diffusione di una certa malattia sul territorio. Il piano di attività proposto in questo progetto è mirato a rafforzare le garanzie fitosanitarie all’interno della filiera agrumicola, prevedendo due tipologie di interventi. Il primo, di carattere diagnostico, ha l’obiettivo di sviluppare e validare sistemi di diagnosi rapida e multipla, utilizzabili su larga scala per l’accertamento dello stato sanitario del materiale vegetale oggetto di scambio e commercializzazione, con particolare riferimento ai flussi commerciali di materiale proveniente da Paesi dove agenti patogeni da quarantena sono già presenti. Il secondo, a carattere applicativo in campo, ha l’obiettivo di sperimentare combinazioni portainnesto/varietà tolleranti o resistenti al virus della tristezza degli agrumi. In particolare il progetto focalizzerà gli interventi su alcuni agenti infettivi associati a malattie che minacciano seriamente la salvaguardia della produttività agrumicola, in primis il virus della tristezza, diffuso in tutto il mondo e presente anche in Italia con infezioni epidemiche in Sicilia, Calabria e Puglia, e quindi non più controllabili con un solo programma di lotta limitato alla eradicazione. Un altro agente infettivo, greening o huanglonbing (HLB), segnalato ormai nelle principali aree agrumicole mondiali (Brasile, Florida, Cina, Sudafrica, India) seppur non ancora presente sul nostro territorio, rappresenta una serie minaccia, non solo per l’impatto sulla produttività delle piante compromettendone gravemente la sopravvivenza e la qualità di frutti ma anche per la rapidità di diffusione attraverso insetti-vettori, che rende inefficace qualsiasi piano di contenimento. Un ulteriore aspetto allarmante associato ad HLB è il fatto che, a differenza di CTV, non esiste germoplasma (varietà o portainnesti) con caratteri di tolleranza o resistenza in grado di “sopportare” l’infezione del patogeno senza che venga pregiudicata la vitalità e produttività della pianta infetta. Inoltre la presenza di Xf subsp. pauca in Salento dal 2013, pur trattandosi di un ceppo che non infetta gli agrumi in campo, e l’intercettazione sul territorio UE nel corso del 2014-2015 di diverse varianti genetiche del batterio su piante di caffè importate da Costa Rica e Honduras, ha evidenziato la problematica che scambi di piante e materiale vivaistico possono aumentare il rischio di introduzione di varianti genetiche che possano colpire anche gli agrumi. Pertanto risulta fondamentale effettuare rigidi controlli sul materiale vegetale introdotto in Europa da Paesi Terzi in cui il batterio è ormai presente in forma endemica. La proposta progettuale, come meglio specificato nelle sezioni che seguono, prevede l’organizzazione delle attività sperimentali in 3 azioni interconnesse attraverso un modello integrato di interazione tra gli obiettivi delle azioni ed i relativi soggetti responsabili. Azione 1. L’obiettivo di tale azione è quello di sviluppare protocolli diagnostici per la corretta identificazione di agenti infettivi degli agrumi, includendo sia quelli previsti dalle normative fitosanitarie che quelli associati allo sviluppo di emergenze fitosanitarie (come per esempio HLB e Xf). Per tali agenti, seppur disponibili diversi protocolli diagnostici, vi è la necessità di implementare la automazione degli stessi così come la possibilità di effettuare diagnosi multiple (simultanee), al fine di ridurne costi e tempi di risposta. In particolare, si cercherà di combinare in reazioni multiple la diagnosi simultanea di HLB, CTV e Xf, ed in aggiunta la simultanea differenziazione dei ceppi severi di CTV. Relativamente, ad altri agenti virali importanti come il virus della Psorosi, il Citrus leaf blotch virus e della variegatura infettiva si farà riferimento ai protocolli già sviluppati e riportati in letteratura. Azione 2. E’ noto che la diffusione della tristezza ha cambiato le pratiche di coltivazione di questo gruppo di specie. Alla progressiva diffusione del virus si è infatti accompagnata la sostituzione dell’arancio amaro quale portainnesto, a favore dei portainnesti tolleranti (principalmente i trifogliati). Questo, se da un lato ha permesso di ridurre l’impatto delle infezioni causate da CTV, dall’altro ha portato alla comparsa di nuovi problemi, come l’adattabilità alla tipologia di terreno dei nostri areali agrumicoli, al regime irriguo comunemente adottato, la suscettibilità ad altri patogeni quali attacchi di Phytophthora spp. e viroidi, la minore resistenza a condizioni asfittiche del suolo o l’insorgenza di condizioni favorevoli la comparsa di marciumi radicali e gommosi del colletto. A differenza di quanto accaduto nello scorso decennio nelle altre regioni agrumicole, in Puglia non è mai stato realizzato un campo di confronto varietale e valutazione portainnesti di agrumi. Pertanto, mancano i dati sperimentali a supporto di un’azione di riconversione dell’agrumicoltura locale verso l’impiego di portainnesti alternativi. In tal senso la proposta progettuale vuole attivare un’azione di sperimentazione di portainnesti e combinazioni di innesto. Tuttavia, la tempistica del progetto (2 anni) è incompatibile con il numero e la durata delle osservazioni sperimentali necessarie alla elaborazione di dati bio-produttivi statisticamente significativi. Pertanto, si prevede la realizzazione del campo, ma contestualmente anche la conduzione di alcune prove sperimentali in condizioni controllate (screen-house), di modo da poter già rilevare, nell’arco temporale del progetto, dati sufficienti a fornire alcune indicazioni preliminari sul comportamento dei portainnesti e delle combinazioni di innesto oggetto delle prove sperimentali. E’ impegno di tutti i soggetti partner proseguire, per un periodo post-progetto tale da permettere il completamento dei rilievi, la gestione del campo attivandosi per la ricerca delle risorse necessarie. Nel contempo, il campo resta disponibile quale “campo dimostrativo regionale”, per l’attuazione di iniziative di tipo dimostrativo e di assistenza tecnica da parte delle Regione Puglia.
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