Riflessioni sulla difficile interpretazione delle parole "religione" e "religioso" nel diritto delle società multiculturali

Abstract

Le parole “religione” e “religioso” sono profondamente influenzate dal contesto culturale e sociale. La parola “religione” alle orecchie di un Nordamericano può evocare un fenomeno sociale che per un Sudamericano non è da considerarsi tale. La stessa cosa può accadere in un dialogo tra un Asiatico e un Europeo. Infatti, nella società multiculturale contemporanea, la parola “religione” ha molti significati, non sempre da tutti intellegibili, talvolta nascosti. La medesima cosa accade per l’aggettivo “religioso”. Cosa intendo quando definisco un luogo, una credenza, un edificio, un comportamento come “religioso”? Posso essere davvero sicura che ciò che per me è “religioso” – perché secondo me è riferibile a una “religione” – è tale anche per la persona che ho di fronte e con la quale sto parlando? O piuttosto la mia cultura, educazione, tradizione familiare mi portano a considerare come “religioso” ciò che per altri non è tale? Si tratta di interrogativi particolarmente rilevanti se pensiamo al valore che molti sistemi giuridici attribuiscono alla “religione” e al “religioso”. Le parole “religione” e “religioso” hanno significati nascosti che solo la conoscenza della cultura e della tradizione possono aiutare a rivelare. Tali significati sono però importanti nel discorso giuridico, specie nella giurisprudenza; ecco perché è necessario trovare la chiave per interpretarli.


Autore Pugliese

Tutti gli autori

  • LO GIACCO M.L.

Titolo volume/Rivista

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Anno di pubblicazione

2015

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ISBN

978-88-909569-4-2


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