L'esposizione museale"Colori Proibiti":trait d'union tra arte e scienza
Abstract
Comprendere l’arte attraverso la scienza è stato uno degli obiettivi dell’esposizione temporanea Colori proibiti. I pigmenti minerali ed il loro uso in campo artistico sono oggetto di questo viaggio nel tempo per scoprire i segreti e le ricette dei pittori del passato ed anche per capire di quali tecniche diagnostiche oggi ci si avvale per l’identificazione dei pigmenti e per la caratterizzazione del colore nel campo dei Beni Culturali. Dimenticati ormai da tempo i pigmenti di origine minerale erano tra i più richiesti dagli artisti dell’antichità. I costi proibitivi, le difficoltà di estrazione e approvvigionamento e l’elevata tossicità di alcuni tra i più preziosi pigmenti sono forse la causa della loro assenza dalla tavolozza dei pittori. Dagli inizi dell’Ottocento, infatti, il loro posto è stato via via preso dai moderni pigmenti di sintesi. L’esposizione temporanea rientra nell’ambito delle iniziative didattiche del Museo di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro con ricadute sulla valorizzazione delle collezioni mineralogiche di interesse storico-scientifico in esso presenti. Grazie alle potenzialità espositive e didattico - interattive dei laboratori “aperti” previsti nel percorso, la mostra ha assunto carattere itinerante. In particolare è stata allestita in diversi “contenitori” museali dal science centre (Cittadella Mediterranea della Scienza, Bari ) al Museo d’arte (Villa del Principe - Palazzo di Andrea Doria, Festival della Scienza 2007, Genova). Il percorso museale è stato progettato in modo da sviluppare le tematiche del colore con approccio multidisciplinare ed interattivo, scegliendo i pigmenti naturali di origine minerale più significativi nella storia dell’arte quali ad esempio lapislazuli, cinabro, ocre gialle etc. Conoscere i pigmenti naturali attraverso le tecniche artistiche sperimentate individualmente in un laboratorio didattico, può diventare lo spunto per “guardare” l’opera d’arte attraverso la materia del colore. Caratteristica è stata la ricostruzione di una bottega dello speziale in cui sono state esposte le sostanze naturali descritte da Cennino Cennini nel Libro dell’arte, oltre che illustrate le lunghe fasi di preparazione di uno dei pigmenti più pregiati quale il lapislazzuli. Infine, è stato possibile intraprendere un percorso a ritroso, dall’opera d’arte al pigmento, al fine di illustrare le potenzialità di alcune diagnostiche (microscopia ottica, spettroscopia micro-Raman, microscopia elettronica a scansione –SEM-, fluorescenza di raggi X –XRF-) impiegate nell’ambito dei Beni Culturali. Pertanto nel percorso espositivo è stata prevista, ad esempio, una dimostrazione di analisi micro-Raman effettuata direttamente sullo strato pittorico di un dipinto, quale Il ritratto del cane Roldano di Aurelio Lomi, esposto nella Galleria Aurea del Palazzo Principe di Genova.
Anno di pubblicazione
2011
ISSN
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ISBN
88-387-6042-X
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