L’ultimo baluardo della schiavitù. La “barbarie abissina” nella propaganda per la guerra d’Etiopia
Abstract
La permanenza della schiavitù e della tratta, nonostante gli editti che - dalla fine del XIX secolo - avrebbero dovuto mettervi termine, ha costituito nella prima metà del XX uno tra i principali elementi della "questione etiopica". Paese indipendente ma oggetto delle mire coloniali britanniche, italiane e, in misura minore, francesi, l'Etiopia ha cercato riparo dalle minacciose pressioni occidentali tramite la richiesta di ammissione alla SDN. Ma proprio la questione della schiavitù ha rappresentato uno dei maggiori ostacoli frapposti dalle potenze coloniali alla sua ammissione. Una campagna di denuncia della schiavitù in Etiopia è stata lanciata da organi di stampa britannici nei primi anni '20, quando l'Etiopia iniziò il percorso che doveva portarla a far parte della società delle nazioni. Qualche anno più tardi, alla vigilia della guerra dichiarata dall'Italia, furono i mezzi d'informazione italiani a riprendere gli argomenti abolizionisti per giustificare, nell'interesse delle popolazioni indigene, l'azione colonizzatrice e civilizzatrice. Il saggio si propone di ricostruire il contesto della "questione etiopica", in particolare per quanto riguarda la tratta e la schiavitù, e di analizzare il modo in cui l'argomento abolizionista è stato utilizzato nella propaganda bellica italiana.
Anno di pubblicazione
2016
ISSN
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ISBN
978-88-7549-614-2
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