«Questo matrimonio non s’ha da fare». Attacchi di misoginia come protrettico alla vita beata
Abstract
L’indagine mira a recuperare, andando a ritroso e scegliendo personalità medievali e preumanistiche (Abelardo, Boccaccio e Petrarca), la presenza di atteggiamenti polemici che accomunano autori pagani e autori cristiani nella loro crociata ‘antimatrimoniale’. Il dato interessante è che questi atteggiamenti, pur promossi dall’esigenza di salvaguardare l’‘otium’, cui l’intellettuale/filosofo ha diritto per poter praticare la sua azione culturale ed educatrice, mirano a focalizzare, in un empito di misoginia, gli svantaggi che l’ipotesi di una vita di coppia può arrecare, in conseguenza dei difetti tradizionalmente attribuiti al sesso femminile. La stessa produzione patristica, grazie agli interventi di Tertulliano prima e di Gerolamo dopo, attinge all’inventario di questi luoghi comuni antifemministi che la cultura classica aveva approntato (cfr., e. g., l’aureolus liber di Teofrasto, la tirata di Periplectomeno nel miles gloriosus di Plauto o i frammenti di un ipotetico de matrimonio attribuito a Seneca), introducendo un orizzonte particolarmente caro alla cultura cristiana, ossia la preferenza che la ‘mulier’ deve accordare alla dimensione di donna vergine rispetto a quella, pur sempre onorevole, di donna maritata. Fra commoda e incommoda, insomma, gli autori pagani e gli autori cristiani trovano un ‘singolare’ punto di incontro, che darà vita a un acceso dibattito di favorevoli e contrari al matrimonio, dibattito destinato ad avere una enorme fortuna anche nella letteratura rinascimentale.
Autore Pugliese
Tutti gli autori
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G. Cipriani , G. M. Masselli
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Anno di pubblicazione
2012
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