Paesaggi costieri dal Timavo alla penisola muggesana: merci e circuiti preferenziali
Abstract
L'articolo presenta i dati emersi dallo studio dei materiali ceramici di età romana restituiti dai siti della fascia costiera di Trieste, in particolare dall’area delle Bocche del Timavo e dalla penisola muggesana. La precocità dell’aspetto cronologico emerge con particolare evidenza nei siti di “Casa Pahor” e di “Palazzo d’Attila” nell’area delle risorgive del Timavo, che sembrano pertinenti un complesso architettonico unitario. Analoga precocità cronologica si registra nel vicino deposito di Punta dei Cocci e nel Terzo Ramo del Timavo, entrambi sotto il livello del mare. A Stramare, presso Muggia, particolarmente ricco è il repertorio di ceramica grigia, la cui datazione precoce, risalente alle fasi di prima romanizzazione, unitamente all’abbondanza dei rinvenimenti, ha fatto ipotizzare la presenza in loco di un’area produttiva. Altri fenomeni degni di nota sono l’eterogeneità delle evidenze e la pluralità dei mercati. Il nucleo di materiali subacquei dal Terzo Ramo del Timavo è quello che riflette una maggiore pluralità di presenze, a conferma della vocazione emporica e della precocità del sistema portuale endolagunare; la fase romana è documentata da un ventaglio di classi e produzioni. Nel deposito di Punta dei Cocci particolarmente interessante risulta l’insieme delle sigillate – italiche e galliche - che documentano una frequentazione dell’area dall’età augusteo-tiberiana a quella trainaea con una massiccia concentrazione di pezzi inquadrabili in età claudio-neroniana. I contenitori da trasporto evidenziano il rapporto privilegiato con la pars orientalis del Mediterraneo, analogamente a quanto accade anche in altri siti adriatici: i contenitori provenienti dall’area egea e pontica superano le presenze africane e sono secondi alle produzioni italiche. Le produzioni adriatiche caratterizzano, in misura maggiore o minore, tutti i contesti da noi esaminati. Rappresentano comunque, in tutti i casi, il blocco maggioritario, con alcuni – lievi – décalages temporali. Gli indici di presenza delle produzione iberiche sono quasi trascurabili, fatta eccezione per le anfore betiche da salagione (Dressel 9) riutilizzate in opere di bonifica. Le anfore iberiche e le sigillate sudgalliche potrebbero essere testimoni di un legame privilegiato tra l’area del Castellum Pucinum e il Mediterraneo occidentale.
Autore Pugliese
Tutti gli autori
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V. Degrassi , R. Auriemma , P. Donat , D. Gaddi , D. Riccobono
Titolo volume/Rivista
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Anno di pubblicazione
2011
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