La Dittatura di Garibaldi a Palermo e Napoli. Come governare la provvisorietà da Salemi all’arrivo di Vittorio Emanuele II
Abstract
L’arrivo dei Mille a Palermo e l’imprevista resa del formidabile presidio borbonico presente nella capitale, azzerano la struttura amministrativa siciliana. Come provvedere alla duplice gestione interinale? Interinale rispetto alla primaria esigenza di condurre a fondo una guerra che si voleva di liberazione; interinale rispetto alla imminente confluenza nella comune e agognata Patria italiana, tramite la procedura di annessione agli Stati Sardi. Dovendo dirigere impegnative operazioni militari a Palermo e Napoli Garibaldi, Dittatore delle Due Sicilie, delega l’esercizio dei suoi poteri a due Pro-Dittatori nominati in tempi diversi. Apparentemente, è una decisione che tiene conto del fatto che le Due Sicilie sono un’entità bicefala malamente unificata dopo il Congresso di Vienna (1815): pertanto, l’insediamento di due governi pro-dittatoriali, con due Consigli dei Ministri (o Giunte dei Segretari di Stato) e relative attribuzioni di portafogli ministeriali, attesterebbe una inversione di tendenza rispetto all’accentramento borbonico. Ma si trattava di una normalizzazione solo apparente, dato che, in poco più di cinque mesi, le popolazioni meridionali avrebbero assistito ai più diversi cambiamenti ed avrebbero sperimentato, al pari dei combattenti garibaldini, una ingovernabile confusione di competenze. Il saggio dà conto dei complessi problemi a cui dovette far fronte l'amministrazione garibaldina nel secondo semestre 1860.
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2011
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