L'attore e il suo doppio, Vysockij e Amleto. Il labile confine tracciato da un'epoca.
Abstract
Il saggio si propone di cogliere la dimensione interartistica dell'"Amleto" shakesperariano nell'interpretazione di Vysockij. Viene proposta una lettura del lavoro del cantautore sovietico contestualizzata nella situazione storico-politico-sociale in cui vive. Alla fine degli anni Settanta, in Unione Sovietica, la canzone d'autore e la cultura rock cominciano ad acquisire un ruolo di particolare rilievo per la vita culturale del paese, i cosiddetti "bardi" segnano un momento di rottura nella cultura dominante. È da questo momento che il fenomeno del "poet-pesennik" assume la portata di un evento sociale particolarmente significativo. Il saggio punta l'attenzione sul senso degli accadimenti, sul perché degli eventi, cercando di evitare i "fraintendimenti della grammatica della lingua" (Wittgesnstein), quegli stessi fraintendimenti di cui furono carnefici e vittime le autorità censorie sovietiche. Vysockij, attraverso lo studio e l'interpretazione di Amleto, compie un percorso alla ricerca di se stesso; il "nuovo Amleto", che così viene portato sulla scena, imbraccia una chitarra, dà voce ai sentimenti più profondi misti ad una graffiante ironia, si abbandona alla libera denuncia dei vizi sociali con toni ora rabbiosi ora dimessi, con una versificazione irregolare ben lungi dal lirismo classico. Vysockij accarezza, in questo ruolo, il suo sogno di artista già venato dalla coscienza della propria solitudine senza rinunciare però ad essere eroe autocensurandosi e limitandosi o arrendendosi all’unica dimensione di poeta.
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2014
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